Famiglia

A Ginevra l’esame dei saggi Onu. Infanzia, il caso Italia

Illustrata l’attuazione della convenzione sui diritti del fanciullo: nel mirino degli esperti riforme e devolution.

di Benedetta Verrini

Perché la riforma Castelli sul diritto minorile vuole eliminare la figura del giudice onorario? Come mai non si sono ancora trovate soluzioni al fenomeno dell?abbandono scolastico dei bambini rom? Perché la legge sull?ombudsman dei bambini è ancora ferma in Parlamento? Sono solo alcune delle domande che, la settimana scorsa, i dieci esperti del Comitato dei diritti del bambino (istituito dalla Convenzione Onu sull?infanzia) hanno posto al governo italiano. L?incontro si è svolto il 16 gennaio a Ginevra: la delegazione italiana, guidata dal ministro Roberto Maroni, si è sottoposta a sei ore ?d?interrogazione?, da cui sono emersi i rilievi e le preoccupazioni dei ?saggi? che ogni cinque anni esaminano tutte le iniziative che, in ogni Stato ratificante, sono state intraprese per migliorare le condizioni di vita dei bambini. E non solo: il Comitato Onu esamina anche i rapporti integrativi forniti dalle ong nazionali, per acquisire un parametro di confronto e sollecitare un dialogo con le istituzioni. Per le ong erano presenti, tra gli altri, Arianna Saulini, consulente di Save the Children e rappresentante del gruppo di lavoro (composto da 42 ong) per la Convenzione dei diritti del fanciullo, e il professor Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro (che, forte dell?esperienza di ascolto quotidiano della voce dei bambini e del continuo lavoro di approfondimento scientifico, a ottobre aveva presentato un proprio Rapporto integrativo, dedicato a tematiche come la salute mentale dei bambini, la valorizzazione della famiglia, la prevenzione dell?abuso e del maltrattamento, la scuola). “Abbiamo apprezzato la notevole competenza dei commissari, che consegneranno all?Italia le conclusioni formali il 31 gennaio” dice Caffo. “All?Italia, però, sono stati già mossi rilievi molto importanti a proposito dei problemi di coordinamento istituzionale nelle politiche sull?infanzia, sul divario tra Nord e Sud del Paese e sul decentramento. Tra i rimproveri più forti, è stato detto che l?Italia è il Paese che spende meno per l?infanzia. Questo non mi sembra vero, sinceramente. è che la dispersione degli interventi (e delle presentazioni fatte durante l?audizione) non ha consentito di leggere in modo unitario quanto in Italia è stato fatto”. Per questo ora si attendono le conclusioni, che giuridicamente non sono cogenti, “ma di certo sono un impegno, per l?Italia, a risolvere le situazioni critiche entro i prossimi 5 anni” sottolinea la Saulini, che si è detta molto soddisfatta dello spazio e della considerazione che è stata riservata alle ong. “Da parte nostra, le conclusioni del Comitato rappresenteranno uno strumento di lavoro” continua. “Saranno una piattaforma per monitorare gli interventi del governo e per richiamarlo agli impegni presi”.


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