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A Gerusalemme la politica è andata in testa coda

Israele. Al via una campagna elettorale decisiva per il futuro

di Jannicki Cingoli

Che cosa ha spinto Ariel Sharon al grande passo che ha sconvolto il panorama politico israeliano? E quali chance ha di spuntarla nelle prossime elezioni? Sono le domande che tutti si pongono. Un osservatore esperto come Janicki Cingoli ha affidato a Vita la sua analisi su questa svolta.

Molte ragioni hanno spinto Sharon a questo passo. La consapevolezza che la continuazione integrale dell?occupazione e l?annessione di quei territori, avrebbe prodotto nel volgere di pochi anni uno sconvolgimento dell?equilibrio demografico del paese, con una prevalenza degli arabi sugli ebrei, oppure la fine del suo carattere democratico, se agli arabi non fossero stati garantiti uguali diritti civili.

Rischio Cisgiordania
Sharon vuole la pace, ma pensa a una pace alle sue condizioni, le più favorevoli per Israele. Quindi, secondo lui, la nuova linea difensiva, da lui progettata in chiave unilaterale, e che coincide in larga misura con il tracciato del muro o barriera difensiva, come li si voglia chiamare, al termine del negoziato potrebbe in larga misura segnare i confini definitivi di Israele, con l?aggiunta di alcuni avamposti di sicurezza lungo la valle del Giordano. Si tratta, in concreto, del 7% della Cisgiordania (questa è l?area racchiusa dal muro dopo le numerose riduzioni e variazioni al tracciato imposte dalla Corte suprema israeliana), rispetto a quel 2,5-3% di cui si era discusso a Camp David e Taba, sulla base di possibili scambi territoriali con i palestinesi.

è l?area che racchiude i grandi insediamenti israeliani, con le loro possibili estensioni: insediamenti che, anche in base allo scambio di lettere di Sharon con Bush, dovrebbero restare israeliani.
Il pendolo della pace quindi oscilla tra quel 3% e quel 7%, e il punto dove si fermerà dipende da alcune variabili. La prima tra esse è quello che appare l?unico competitore di Sharon, quell?Amir Peretz che ha sconfitto Shimon Peres alle primarie divenendo il nuovo leader del Labour. Già segretario del sindacato Histadrut, di origine sefardita (cioè proveniente dai paesi arabi), Peretz pare in grado di parlare agli strati più disagiati della popolazione, anch?essi prevalentemente sefarditi, che hanno pesantemente risentito delle politiche neoliberiste di Netanyahu e degli effetti più complessivi della crisi economica originata dall?intifada.

Nel confronto-scontro tra i due, curiosamente Sharon porterà avanti i temi della pace, presentandosi come l?unico in grado di raggiungerla garantendo la sicurezza, mentre l?altro farà perno soprattutto sui temi economici, naturalmente senza rinunciare a proporsi come un più convinto assertore della pace.
I sondaggi oggi danno un vantaggio di 5-6 seggi di Sharon sul Labour, segnalando un crollo verticale del Likud. Ma non è detto che Peretz non riesca a rimontare.

I due sono comunque destinati a governare insieme, ma non è secondario, per il futuro della pace, chi fra loro sarà il numero uno, chi darà il ?la? nella ripresa e nello sviluppo delle trattative. L?annunciata adesione di Shimon Peres, il vecchio leader laburista, al nuovo Partito di centro, potrà da questo punto di vista pesare negativamente sulle possibilità di vittoria della sinistra.

Gli altri alleati potenziali di questo centrosinistra o sinistracentro in formazione sono, alternativamente, i partiti religiosi (Shas etc.), o il partito laico Shinui, insieme a Yahad, il partito di estrema sinistra guidato da Yossi Beilin, che pare destinato a perdere suffragi verso un Labour che si è spostato a sinistra.

Il voto palestinese
L?ultima incognita è data dai palestinesi, e dai risultati delle loro elezioni legislative di gennaio, che vedranno per la prima volta presente la formazione islamica Hamas, grazie al tentativo, condotto da Abu Mazen, di incanalarla nel quadro dell?Anp. La competizione tra Hamas e Al Fatah determinerà l?esito della consultazioni, con ovvie ricadute sul panorama politico israeliano. Ma va tenuto anche presente il confronto in atto dentro Al Fatah con un Abu Mazen che appare alleato ai giovani per emarginare il vecchio entourage, conservatore e corrotto, legato a Arafat. In questo doppio confronto, il leader dell?Intifada oggi in carcere, Mar-wan Barghouti, che ha trionfato nelle primarie di Al Fatah, potrebbe giocare un ruolo decisivo.

In questo contesto, il ruolo delle terze parti internazionali sarà essenziale, e l?apertura a Gaza del valico di Rafah con l?Egitto, con la presenza di osservatori Ue capeggiati dall?Italia, è un segno nuovo e importante che fa ben sperare.

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