Formazione

A Firenze un corso di comunicazione molto speciale. Che ci fa la Celere in ateneo

Venti poliziotti dell’VIII reparto mobile di Firenze tornano dietro i banchi. Per imparare che cosa?

di Stefano Arduini

Difficile non cogliere la coincidenza temporale: nei giorni in cui muove i primi passi il processo contro 26 no global responsabili, secondo l?accusa, di devastazioni e saccheggi durante il G8 di Genova, 20 poliziotti dell?VIII reparto mobile di Firenze (per intenderci: il reparto antisommosse impiegato negli stadi e in piazza durante le manifestazioni politiche) tornano dietro i banchi dell?università del capoluogo toscano per seguire il corso ad hoc in Mobile communication del professor Luca Toschi. Autocontrollo Dieci lezioni “il cui obiettivo ultimo”, rivela il presidente del corso di laurea in Teorie della comunicazione dell?ateneo fiorentino, “è di valorizzare, a fianco del senso di disciplina di corpo, un senso di responsabilità individuale che rafforzi l?intervento delle forze dell?ordine sul piano della consapevolezza e del rispetto della loro professionalità. Mi piacerebbe che la divisa non fosse sinonimo di repressione, ma di comprensione, prevenzione dei conflitti, insomma di dialogo”. Toschi non lo dice ma la speranza è che non si ripetano altre Genova… Spiega il professore: “L?obiettivo è quello di garantire livelli di autocontrollo. Perché la perdita dell?autocontrollo, se anche può essere giustificata dalla situazione, mai lo può essere per un professionista”. è lo stesso Toschi ad ammettere “di aver visto immagini e letto cronache che mai avrebbe voluto vedere e leggere. E quando i problemi raggiungono livelli così tragici, le persone intelligenti ne prendono atto. Le altre fanno finta che sia tutto normale”. E fra i primi il professore, ex collaboratore di padre Ernesto Balducci e Amnesty International, nonché ideatore di L’urlo contro la morte (un sito contro la pena di morte), annovera Emilio Guerrini, numero uno dell?VIII reparto mobile della Polizia di Stato. La scorsa estate per qualche giorno l?università di Firenze fu scossa dall?annuncio che le forze dell?ordine erano sulle tracce del professore: “colleghi e collaboratori erano preoccupati, mi chiedevano che cosa mai avessi combinato”. Una chiacchierata fra Guerrini e Toschi bastò per far tornare il sereno (“in particolare mi colpì un?intuizione del comandante quando mi disse: ?Anche noi ci occupiamo di comunicazione?”) e per mettere le ali ai piedi del progetto La polizia comunica, “che vuole essere un momento di riflessione scientifica sul ruolo sociale della forze dell?ordine e non l?ennesima lezione sulle strategie comunicative da applicare nei confronti dei mass media. L?iniziativa poggia su tre pilastri: il corso di formazione che coinvolgerà direttamente 20 persone (ma il materiale sarà a disposizione di tutti sul sito Polizia di Stato); un dossier su come vengono formate alla comunicazione le forze di polizia in Europa e nel mondo, cui sta lavorando l?équipe dell?esperto fiorentino; un convegno intitolato La polizia e la comunicazione possibile, che si terrà a Coverciano il 28 aprile. Un lavoro che sta appassionando a tal punto il professore che non è inconsueto incontrarlo nei corridoi della caserma di via Enrico Fermi “perché ho bisogno di capire”. “Io stesso”, ammette, “mi sono stupito di quanto diversi siano i poliziotti rispetto all?immaginario collettivo. Questa non è una consulenza, ma una ricerca vera e propria”. Aiutare la gente Ma che cosa ha spinto un dirigente della Polizia di Stato a rivolgersi a un allievo di padre Balducci? “Soprattutto noi del reparto mobile abbiamo la naturale necessità di arricchire di volta in volta le nostre competenze comunicative”, risponde Guerrini, che spiega come il progetto fiorentino sia stato implementato su precisa indicazione del capo della Polizia, De Gennaro. Per centrare il bersaglio, i 20 alunni in divisa studieranno la comunicazione interpersonale, la prossemica e l?interpretazione del bullismo, la psicologia dei gruppi fino alla ?metagnozione?, ovvero che percezione ha di se stesso un poliziotto. Per dirla con un?espressione cara a Toschi: “Oggi, alla domanda che lavoro fai, un agente potrebbe rispondere: tengo a bada la gente. E invece il suo mestiere consiste nell?aiutare la gente”.


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