Salute

A Firenze programma per espandere le cellule

Trapiantato con questo metodo il primo paziente con leucemia acuta. “Sta bene”

di Redazione

L’esito del trapianto – spiega il dottor Stefano Guidi, direttore del programma clinico adulti trapianto di cellule staminali emopoietiche dell’AOU Careggi di Firenze – dipende dalla quantità di cellule trapiantate. Spesso le unità di sangue placentare hanno una scarsa quantità di cellule tale da renderla inadeguata ai pazienti adulti, condizionando negativamente i risultati dell’intervento”.

Nei centri trapianto più avanzati è cominciato un programma di ricerca per l’espansione di cellule staminali cordonali in laboratorio in modo da trapiantare in tempi rapidi con cellularità adeguata un  sempre maggiore numero di pazienti.

Le modalità di espansione sono diverse – spiega ancora Guidi -: coltura in sospensione liquida, sistemi a perfusione continua, co-coltura con cellule stromali ed altri ancora con risultati clinici sono in corso di validazione”.

Il Centro regionale trapianto di midollo osseo della AOU Careggi di Firenze partecipa ad un progetto di ricerca internazionale che prevede la selezione di unità di sangue placentare conservate in doppia sacca. “In questo modo – spiega il direttore del programma adulti – è possibile utilizzare una parte dell’unità cordonale per effettuare il trapianto in modo convenzionale, garantendo quindi il mantenimento della tecnica ad oggi di uso comune. La seconda sacca viene espansa ‘ex-vivo’ per tre settimane in un laboratorio centralizzato e reinfusa il giorno successivo al trapianto effettuato in modo convenzionale. La procedura di espansione ha consentito di incrementare mediamente di 10 volte la quantità di cellule staminali emopoietiche trapiantate ai pazienti. I risultati preliminari sono molto confortanti e confermano la notevole riduzione del rischio trapiantologico”.

In Italia il solo Centro Trapianti della AOU Careggi di Firenze ha arruolato un paziente in questo programma. Il paziente era affetto  da una leucemia acuta  in stato avanzato quindi con speciale difficoltà ad essere  sradicata e ad elevato rischio. “Il trapianto è stato effettuato da oltre un anno con bassa tossicità e recupero midollare pronto e sostenuto – conferma il dottor Guidi – Oggi il soggetto sta bene e conduce una vita normale”.

Le nuove frontiere della ricerca e della medicina ci permettono di usare due cordoni per un unico trapianto e di effettuare espansioni e infusioni intraossee – commenta il professor Alberto Bosi, presidente Gitmo e ordinario di malattie del sangue all’Università di Firenze -. Tutte queste possibilità che migliorano i risultati, ampliando il numero di cellule reinfuse, per noi fondamentale”.

 


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