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A fianco del coraggio (delle donne)
I caregiver uomini si raccontano nel premio letterario A fianco del coraggio, promosso da Roche Italia
È “Soldatini” di Luca Locatelli la storia vincitrice della sesta edizione di #afiancodelcoraggio, il Premio letterario promosso da Roche Italia per dare voce ai racconti di malattia oncologica delle donne attraverso la lente narrativa dei caregiver uomini. Sono 6, ad oggi, le edizioni di #afiancodelcoraggio e altrettanti i cortometraggi realizzati, 309 le storie selezionate, oltre 17.000 i voti online e 3 le medaglie ricevute dal Presedente della Repubblica. Nato nel 2016, il Premio letterario, promosso da Roche Italia, in questi anni ha raccontato, attraverso le storie degli uomini, mariti, compagni, padri, figli, fratelli, amici, l’esperienza al fianco di donne che affrontano una malattia oncologica, declinando il caregiving in una prospettiva di genere.
Il cortometraggio “Soldatini” sarà diffuso prossimamente attraverso i circuiti e i canali dei partner dell’iniziativa; è prodotto da MP Film e interpretato da Marco Quaglia, Chiara Cavalieri, Luca Quadrano e Benedetta Lucidi, con la regia di Daniele Barbiero e la sceneggiatura di Marika Tassone, studentessa del corso “Creare Storie” promosso da Anica Academy ETS, anch’essa premiata nel corso della serata. Tutte le storie sono disponibili nel sito dell’iniziativa.
«Il lavoro della Giuria, che ho l’onore di presiedere sin dalla prima edizione, è stato anche quest’anno molto intenso perché le storie che abbiamo ricevuto evidenziano esperienze a volte molto diverse per vissuto personale del percorso di malattia e di cura – afferma Gianni Letta, Presidente della Giuria – il Premio #afiancodelcoraggio ci offre un punto di vista inedito che porta in primo piano elementi a volte invisibili di chi vive una malattia e di chi sta loro accanto. Questa iniziativa ci ricorda quanto sia importante la condivisione anche dei momenti di difficoltà perché da essi possiamo trarre il coraggio di andare avanti, nonostante tutto».
Disagi mentali nei caregiver
Delle problematiche di salute dei caregiver, in Italia sono oltre 7 milioni per lo più donne, vi abbiamo parlato qui. La letteratura evidenzia che l’84% dei caregiver di persone malate di tumore sviluppa livelli di disagio psichico oltre la soglia del normale, e che più del 50% dei partner caregiver sviluppa livelli clinici di depressione tre volte superiori a quelli misurati in campioni di persone della stessa età. I caregiver, inoltre, riportano anche disturbi del sonno, affaticamento e disturbi dell’appetito, con ricadute sociali importanti. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia il 65% dei caregiver familiari sono donne di età compresa tra i 45 e i 55 anni, che spesso svolgono anche un lavoro fuori casa o che sono state costrette ad abbandonarlo (nel 60% dei casi).
Aspettative e pressioni sociali sulle caregiver donne
Alcuni studi hanno analizzato l’attività del caregiving mostrando come l’esperienza di cura non sia neutrale dal punto di vista del genere, le donne sperimentano maggior disagio, si ipotizza proprio a causa delle diverse aspettative sociali legate al genere. In altre parole, la pressione sociale e le elevate aspettative verso le donne le portano a un maggior carico e a non mollare. Al contrario, gli uomini che si dedicano all’attività di cura ne ricavano soddisfazione e autostima, proprio perché percepiscono che stanno facendo qualcosa che non ci si aspetterebbe da loro.
Le storie di A fianco del coraggio
Dall’analisi delle storie raccontate nelle passate edizioni del progetto #afiancodelcoraggio emerge che i cargiver maschi si adeguano al modello sociale di genere che richiede agli uomini forza, controllo, distacco e protezione e in cui prevale un’empatia controllata. In più di un terzo delle storie (38%), il caregiver afferma esplicitamente di aver esercitato un controllo deliberato sulle proprie emozioni nascondendole o vivendole in solitudine.
Il progetto “A Fianco del coraggio” offre uno spazio narrativo protetto che consente di condividere vissuti ed emozioni che raramente trovano modo di essere espressi. La richiesta di raccontare la propria esperienza personale, ma al tempo stesso l’obiettivo di trasformarla in un linguaggio cinematografico, ha offerto la possibilità ad alcuni di smascherarsi, rimanendo protetti.
Foto: un immagine di “Soldatini”, cortometraggio di Luca Locatelli
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