Famiglia

A Educa, per capire “cosa farà da grande”

Torna l'appuntamento che ha rimesso al centro la "questione educativa". Quest'anno va dritto alla domanda che, a maggior ragione in tempi di crisi, inquieta i genitori. Dicendo: «c'è bisogno di rivedere tutti i percorsi di orientamento»

di Redazione

"Cosa farà da grande?". Se lo chiedono tutti i genitori, gli insegnanti e gli educatori, guardando i propri figli e studenti. Una domanda che porta immediatamente a immaginarsi quel bambino e il suo lavoro e la sua capacità di guadagno. E che in un contesto di crisi economica, appare ancora più inquietante. A Educa l’hanno scelta come tema per l’edizione 2013, la quinta, che si terrà a Rovereto dal 28 al 30 settembre. Michele Odorizzi, presidente del comitato organizzatore (in foto con spiega le ragioni di questa scelta.

 

Michele Odorizzi con l'assessore Marta Dalmaso


Perché questo tema?
Innanzitutto bisogna dire che il respiro di Educa è biennale, per cui questo “Cosa farà da grande?” va collegato alla riflessione fatta l’anno scorso, che era sull’ “educare nell’incertezza”. Abbiamo raccolto l’inquietudine emersa, le domande che attraversavano gli incontri e abbiamo voluto provare a declinarle in positivo, dando spunti per rivedere le nostre cassette degli attrezzi.

Cosa intende?
C’è bisogno di rivedere l’orientamento così come lo abbiamo costruito. Un tempo se avevi un obiettivo, con un certo investimento eri abbastanza certo di raggiungerlo. Ma oggi non è più così. Non ci sono sentieri definiti. Dobbiamo smontare un approccio costruito su percorsi curriculari, su un’idea di caricare le batterie per arrivare a una meta definita: oggi viceversa c’è bisogno di acquisire competenze trasversali per modificare gli obiettivi, per ri-orientare le persone costantemente. Se uno sbaglia strada invece, oggi, c’è ancora una sorta di “condanna”. I tempi ci costringono a rimettere in gioco tutto questo sistema, per questo ci saranno alcuni tra i massimi esperti di orientamento, chi lo studia, ma anche gli insegnanti e i genitori.

Però voi stessi sottolineate come sia “rischioso” ridurre tutta la portata della domanda al solo tema del “lavoro”.
Già. Come adulti è necessario cambiare prospettiva e chiedersi innanzitutto: chi sarà da grande? che persona? che cittadino? Molto dipende da che tipo di società sarà. Per questo a Educa arriveranno alla discussione i risultati del lavoro fatto in questi mesi dalle “officine”, una quindicina di gruppi di giovani e altrettanti di famiglie che sui territori, nei mesi fra un appuntamento e l’altro di Educa, si sono incontrati per parlare di cittadinanza e di cosa significa essere una giovane famiglia oggi, ai tempi della crisi.

Per presentare il tema ha scelto di ricordare una citazione di Futura, di Lucio Dalla. Perché?
È una canzone tutta pervasa di passione. Guardare il futuro come potenzialità e non come certezza che per definizione è “finita/già definita”. Sono convinto che l’impegno appassionato di noi adulti nel “generare” quotidianamente e la testimonianza di quanto sia faticoso ma anche gioioso, riescano più di molte parole a dare ai figli, alle nuove generazioni, maggior sicurezza in sé, speranza e fiducia nella vita, anche nei momenti d’incertezza. Con le parole sole, senza la passione, senza il sorriso, non si riesce a educare. Questo per noi è un punto non negoziabile. E Educa è sempre anche un’occasione per rimotivarsi.
 


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