Politica

A due passi dal quorum

I giornali si lanciano già sugli scenari del dopo referendum

di Franco Bomprezzi

A poche ore dal responso delle urne i giornali in edicola oggi si sbilanciano, nei commenti e nella quantità di servizi e di analisi politica, dando quasi per certo il raggiungimento del quorum, vista l’alta affluenza al voto per i referendum nella giornata domenicale. Perciò la rassegna è già – a meno di clamorose sorprese finali – una anticipazione del clima che si vivrà nel Paese a partire dalla serata di oggi.

“Referendum a un passo dal quorum” titola il CORRIERE DELLA SERA, e nel sommario: “Grande affluenza, alle 22 di ieri ha già votato il 41%. Il Veneto sfiora il 43”. Di spalla in prima, parte una lunga intervista al ministro Maroni: “Serve una svolta vera, oppure si voti”. L’editoriale, di Massimo Franco: “Segnali dal Paese”. Ecco quali segnali: “Per capire se sarà raggiunto il quorum bisognerà aspettare qualche ora. Ma per la prima volta dopo sedici anni, l’istituto referendario ha dato un segnale di vitalità non scontato. Disubbidendo a Silvio Berlusconi e a Umberto Bossi che suggerivano l’astensione, un numero rilevante, sebbene non ancora decisivo, di italiane e di italiani è andato alle urne. A sentire il capo della Lega, che ieri continuava a parlare di inutilità del voto, il premier non saprebbe più comunicare. La sintonia fra il capo del governo e il suo elettorato non è più quella di una volta: le Amministrative insegnano. Ma la lezione vale altrettanto per il Carroccio, vista l’affluenza alta al Nord. Alcuni ministri confessano che non sanno se andranno ai seggi, aperti anche oggi: i referendum, dicono, hanno assunto contorni troppo antigovernativi. La loro titubanza, però, è un presagio di ulteriore delegittimazione per la maggioranza”. Interessanti, a pagina 2, le riflessioni di Zaia, governatore del Veneto, che è andato a votare, e ha votato quattro sì: “Dal punto di vista personale, Zaia — che aveva già esplicitato le sue intenzioni «in tempi non sospetti» — legge i dati con sano pragmatismo: «Per chi vive in mezzo alla gente questo risultato non è una sorpresa. Io ho votato da cittadino, non da presidente di Regione. Il voto dei veneti è una riflessione su temi importanti. Con il referendum tutti i cittadini hanno rivisitato il contratto sociale di Rousseau, non delegando la rappresentanza ma attribuendosi questo diritto. In maniera del tutto trasversale» . Sul piano istituzionale, invece, il governatore aspetta al varco l’imminente politicizzazione della consultazione, negandola: «Non è un voto contro il governo, non è la coda emotiva dell’esito delle Amministrative, non è una partita tra guelfi e ghibellini. È la certificazione che la gente vuole dire la sua su temi importanti. Il nucleare: non è pensabile, è cambiato il mondo, Germania e Svizzera s’impegnano per l’energia rinnovabile e noi? L’acqua: è un bene pubblico e non c’è affatto da discutere. Il legittimo impedimento: se riguardasse me, preferirei una corsia preferenziale per un processo giusto e in tempi rapidissimi»”. A pagina 5 siamo già al dopo: “La linea del Pdl: l’esecutivo non corre rischi”. Scrive Paola Di Caro: “Adesso è davvero allarme rosso. Alle sette di sera, mentre il Viminale snocciolava dati che facevano sorridere i sostenitori del fronte referendario, nel Pdl i volti si facevano scuri, scurissimi. Perchè sarà pur vero, come dice Ignazio La Russa ancora incerto se recarsi o no alle urne («Magari, alla fine, domattina ci vado…» ), che «il dato politico rilevante sarebbe il non raggiungimento del quorum, quello sì che manderebbe in crisi la sinistra. Ma se invece si raggiunge, cambia poco: era abbastanza nelle cose, noi non abbiamo fatto nemmeno campagna contro» . Ma è altrettanto vero, come dicono a mezza bocca nel partito, che questa sarebbe la «seconda forte sberla» per il governo in due settimane. E così, anche se è ancora presto per ragionare sull’effetto che potrebbe avere sul governo l’ennesima battuta d’arresto in un momento comunque molto difficile, già cominciano le recriminazioni, si ragiona sugli errori commessi, si cercano le responsabilità. E non si fanno sconti a Berlusconi”. La voce di sinistra è quella di Rosi Bindi, intervistata nella stessa pagina da Monica Guerzoni: “Berlusconi ci ha messo la faccia. «E adesso si dovrà rendere conto che la sua faccia non funziona più, il che è valido a prescindere dal quorum. Una partecipazione così alta, con una legge sul referendum anomala, costringe a interrogarsi. “Volete che Berlusconi vada a casa?”, è stata la propaganda dei giornali di destra. Ecco, mi sembra che gli elettori abbiano detto sì. In Italia c’è ancora una riserva etica e culturale molto forte» . Il governo può reggere l’onda d’urto del quorum? Il 22 giugno è in agenda la verifica… «Sempre mettendo le mani avanti per prudenza e scaramanzia, penso che questa maggioranza non potrà essere salvata ancora una volta dai “responsabili”. Dopo una simile onda d’urto la verifica non potrà essere un passaggio formale. Visto il risultato delle amministrative, il referendum e la richiesta del capo dello Stato, in Aula può accadere di tutto»”. E a pagina 9 Fiorenza Sarzanini intervista Roberto Maroni. Un passaggio fra i tanti: “«L’unica resa dei conti è nel senso del bilancio pubblico e della riforma fiscale. Bisogna guardare i numeri e prendere decisioni. Come ho già detto all’indomani del voto amministrativo ci vuole il colpo di frusta. Berlusconi deve iscriversi nella categoria dei coraggiosi e lanciare un programma ambizioso per i prossimi due anni. Deve farlo adesso, il 22 giugno davanti alle Camere» . Questo è uno slogan. Quali sono le vostre richieste? «Attuazione di quella parte del programma in materia economica con cui ci siamo presentati alle Politiche del 2008. I primi due punti, in particolare: rilanciare lo sviluppo e sostenere la famiglia. Quindi, riforma fiscale e “quoziente familiare”. Mi ha molto impressionato il dato Istat secondo il quale è raddoppiato rispetto agli anni 80 il numero dei giovani che rimane a casa perché non può fare scelte alternative» . Buoni propositi, ma Tremonti ha già spiegato che i fondi non ci sono. «Tremonti dice una cosa giusta: non si può fare la riforma aumentando il deficit. Ma proprio per questo noi chiediamo coraggio. Bisogna dare più soldi a famiglie, lavoratori e piccole e medie imprese prendendoli da qualche altra parte. Su questo ci sono già proposte e simulazioni, ad esempio quella della Cisl, che mi sembra da prendere molto sul serio. In ogni caso è arrivato il tempo delle decisioni. Come diceva Bertolt Brecht, esitare va benissimo, se poi fai quello che devi fare. Solo così potremo continuare davvero a governare»”. 

“Referendum, vicini al quorum”: LA REPUBBLICA apre sulla consultazione e nel sommario riferisce: “Affluenza alta, oltre il 41%. Bossi: «O si cambia strategia o si muore»”. Le prime tre pagine sono dedicate al voto: «I quesiti potrebbero anche superare il 60 per cento. Era questa ieri sera, a quanto informalmente si poteva apprendere dal ministero dell’Interno, la proiezione fatta dai tecnici dell’Ufficio elettorale», scrive Liana Milella, che però ricorda la questione degli italiani all’estero, il cui voto pesa per il 2%. Secondo il costituzionalista Alessandro Pace, «il voto degli italiani all’estero non rispetta tutte le garanzie della Costituzione, per questo non può concorrere al quorum». Si starà a vedere. Intanto in alcune città, Bologna, Firenze ad esempio, il quorum è stato raggiunto ieri. Nel capoluogo emiliano, Romano Prodi, recatosi alle urne nel pomeriggio, ha detto: «questo referendum è su temi che interessano molto alle persone, dal nucleare all’acqua… in questi giorni si è dimostrata una forte sensibilità, anche di fronte a una parte notevole della politica che invitava a non andare a votare. Per questo raggiungere il quorum assumerebbe un significato politico forte». Significato che Berlusconi si affretta a negare: «non c’è alcuna apprensione, non è un voto politico e non avrà alcuna ricaduta sul governo». Sarà ma le pagine successive de LA REPUBBLICA qualche dubbio lo fanno venire: la fibrillazione nel Carroccio continua. Il fronte esplicito è la riduzione delle tasse ma i toni sono da ultimatum. «Quello che abbiamo davanti è un paese che non funziona, che distrugge l’economia. Quindi bisogna cambiare o si muore», ha detto ieri Bossi mentre l’intervista al governatore Zaia ha un titolo eloquente: “La gente non ne può più la Padania è boccheggiante”.

Per IL GIORNALE il referendum non è la notizia principale (il titolo di apertura è per «La svolta del governo», ovvero «tagliare le tasse si può», tutto maiuscolo). Della consultazione invece si dice che «L’affluenza è alta ma fino all’ultimo il quorum è incerto». All’argomento è dedicato l’editoriale in prima di Magdi Cristiano Allam: «Il diritto di astenersi e gli errori del Colle», una lettera rivolta direttamente al Quirinale. Scrive Allam: «Caro Presidente Giorgio Napolitano, Le scrivo per la seconda volta, a distanza di quattro giorni, per denunciare che nei fatti lei ha travisato la Costituzione e ha indotto in errore gli italiani sul tema specifico dei referendum ancora in votazione, assumendo un comportamento che rischia di condizionare arbitrariamente la libera scelta degli elettori». Questo «Perché ha pubblicamente dato una errata interpretazione dell’articolo 75 della Costituzione e perché si è rifiutato di rettificare, a fronte di una richiesta pubblica, per evitare che gli italiani possano essere tratti in inganno. Lei ha pubblicamente tratto in errore gli italiani perché ha voluto far credere che andare a votare per il referendum è un «dovere» quando è solo un «diritto»; così come ha sbagliato facendo credere agli italiani che per il referendum abrogativo sussisterebbe lo stesso «dovere civile» di andare alle urne che è invece prescritto soltanto per le ordinarie elezioni. Concludo esprimendole il mio profondo rammarico per il discredito crescente in cui versano le istituzioni e la mia seria preoccupazione per il disorientamento totale in cui sono sprofondati gli italiani che hanno sempre meno certezze circa l’autorità morale dello Stato». A pagina 6 si riportano le rassicurazioni di Berlusconi: «Il premier: “Non è un test su di me, il governo va avanti con le riforme».

“Referendum, affluenza record. Quorum vicino” titola in prima LA STAMPA, che nell’editoriale affidato a Irene Tinagli attribuisce il boom di affluenze a «una grande ritrovata voglia di partecipazione dei cittadini». «In molti vi leggeranno una grande vittoria dell’opposizione, una nuova spallata al governo» sottolinea l’editoriale. «Ma la vera vittoria è un’altra». In un primo piano a pagina 3 Michele Brambilla scrive che «sembra davvero che gli italiani stiano reagendo a qualcosa che non sopportano più. Che stiano mandando avvertimenti forti a chi guida, o dovrebbe guidare, il Paese». A pagina 5 le reazioni nella maggioranza: “Berlusconi minimizza: Il quorum non cambia nulla” è il titolo. Ma le cronache parlando di un Bossi sempre più irritato, che ieri sera ha detto che Berlusconi ha perso i contatti con il Paese reale e di una Lega che minaccia di «staccare la spina» a questo governo.

E inoltre sui giornali di oggi:

TURCHIA
CORRIERE DELLA SERA – Elezioni amare per Erdogan. Titolo a pagina 13: “Erdogan vince ma non trionfa. Niente maggioranza qualificata”. “La matematica a volte gioca brutti scherzi – scrive Monica Ricci Sargentini – . Recep Tayyip Erdogan aveva chiesto agli elettori un terzo mandato per continuare «a rendere la Turchia sempre più grande» e loro gliel’hanno ampiamente dato: un cittadino su due ha votato per il partito filoislamico che guida il Paese dal 2002. Un dato storico, ampiamente al di sopra del 46,6%ottenuto nel 2007. Ma paradossalmente in termini di seggi l’Akp ha perso terreno e ha ottenuto il peggior risultato degli ultimi 9 anni finendo al di sotto della soglia di 330 seggi che gli avrebbe consentito di riscrivere la Costituzione figlia del golpe del 1980 senza l’aiuto di altri partiti. Una vittoria dal sapore amaro per «Papa Tayyip» che sognava di oltrepassare i 367 seggi e varare la nuova Carta in perfetta solitudine senza nemmeno ricorrere al referendum”. 

SOCIETA’ COOPERATIVE
ITALIA OGGI – Per chi opera nel settore, da conservare l’inserto speciale, curato da Fabrizio Giovanni Poggiani, dedicato a “I controlli sulle società cooperative”, in particolare alle novità introdotte dalla legge 23/7/2009 n. 99 (“Legge Sviluppo”).

TERZO SETTORE
IL SOLE 24 ORE – “Onlus, più funzioni all’agenzia”. «Oltre 600 pareri su pratiche di iscrizione o cancellazione dall’anagrafe delle Onlus. Collaborazione rafforzata con gli organi della pubblica amministrazione, a cominciare dall’agenzia delle Entrate. Competenze più larghe e intensificazione dell’attività di indirizzo, anche nei confronti di soggetti privati. Con questo bilancio i consiglieri dell’agenzia per le Onlus, dal mese scorso ribattezzata come agenzia per il Terzo settore, presenteranno oggi a Roma il «Libro bianco», che riassume l’attività svolta, ma anche dimensioni e prospettive della galassia non profit nel nostro Paese. (…) A fare da perno al dibattito saranno, inevitabilmente, gli effetti del Dpcm 51 del 26 gennaio scorso, che ha modificato la denominazione dell’agenzia, sostituendo l’acronimo Onlus (Organizzazioni non lucrative di utilità sociale) con la più generale definizione di Terzo settore. “Poichè, come dicevano i latini, i nomi sono conseguenza delle cose, la novità ha un duplice significato – spiega Zamagni -. Da un lato  rappresenta il riconoscimento del ruolo crescente che l’agenzia ha esercitato negli anni; dall’altro allarga lo spettro delle competenze e dei poteri, sia per quanto riguarda la vigilanza e il controllo, sia per le funzioni di promozione e indirizzo. Si tratta, insomma, di un passo significativo verso la costituzione di una vera autorità di settore”. Un obiettivo che, però, deve fare i conti con il non secondario problema della dotazione finanziaria e con la definizione di una pianta organica, visto che il personale dell’agenzia è fin qui stato reclutato in larga misura tramite distacco da altre amministrazioni pubbliche. Quanto ai risultati dell’attività 2010, il quadro di sintesi conferma la focalizzazione, del resto prevista dalla legge istitutiva dell’organismo, sui pareri relativi all’iscrizione o cancellazione dall’anagrafe delle Onlus. L’anno scorso le richieste pervenute dall’agenzia delle Entrate sono precipitate a quota 392, dalle 1.278 del 2009, mentre i pareri emessi sono stati 606, anche in questo caso con una forte riduzione rispetto ai 1.127 dell’anno precedente. La dinamica, si legge nella relazione al Parlamento, è negativa solo sotto il profilo numerico, ma non sotto l’aspetto qualitativo, perché occorre tenere conto della maggiore complessità delle istruttorie».

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