Non profit

A Davos la lezione di Porto Alegre

L'editoriale di Giuseppe Frangi dopo la conclusione degli incontri di Porto Alegre e Davos.

di Giuseppe Frangi

Ha scritto Geminello Alvi sul Corriere della Sera che i Social Forum sono delle grandi agenzie formative. Nel senso che formano migliaia di giovani a conoscere e a darsi le categorie per affrontare la realtà. Ma anche in un senso più imprevisto: formano nuovi imprenditori, capaci di orientarsi in un mondo in cui i valori sino a ieri vincenti siano destinati a un rapido e salutare declino. Non é quindi un caso che le distanze tra i due forum, Porto Alegre e Davos, che si sono confrontati negli stessi giorni quasi dagli antipodi (Nord-Sud; mondo ricco-mondo povero), si siano molto accorciate. Simbolicamente, l?uomo bandiera che incarna le speranze di Porto Alegre, è stato il più ascoltato nel forziere dorato della cittadina svizzera. A Davos, i grandi dell?economia avevano davanti, per un altro anno, lo scenario sconfortante di un?economia mondiale ancora al palo; e guardavano con scetticismo anche alla colossale iniezione di dollari con cui Bush ha annunciato di voler dare una frustata alla balbettante ripresa (persino Alan Greenspan, presidente della Federal Reserve, non ci crede!). In realtà a Davos, per la prima volta, si è avvertita la necessità di elaborare modelli nuovi di imprenditoria e di sviluppo. Ci si è accorti che il modello unico, fondato sui dogmi del profitto e delle privatizzazioni, è ormai un rudere del recente passato. Come dimostra il caso Fiat, nessuno si scandalizza più se lo Stato si rifà sotto, ipotizzando un proprio ingresso nell?azionariato: lo stesso Corrado Passera, amministratore delegato della maggiore banca italiana, Banca Intesa, reduce da Davos ha detto che le contrapposizioni pubblico-privato hanno fatto il loro tempo. E che il ruolo «diretto o indiretto» del pubblico nell?economia è «molto significativo». Del resto, tra le grandi potenze, quella che gode di miglior salute è la Francia, che per orgoglio centralista ha sempre posto resistenza alle sirene delle privatizzazioni. Davos, insomma, deve incassare il valore imprescindibile di ciò che è ?pubblico?, che non è solo un valore etico ed equilibratore, ma è anche un valore economico. Gli esempi, semplici e concreti, ce li abbiamo davanti. Questo è l?anno che l?Onu ha dedicato al tema dell?Acqua, e a Porto Alegre, non certo da oggi, si è affermata la bontà sociale ed economica del principio che l?acqua è un bene comune. Proprio negli stessi giorni, dagli Stati Uniti arrivava una notizia clamorosa: la città di Atlanta aveva rescisso il contratto con il quale aveva affidato a una società privata la gestione della rete idrica. Quattro anni fa, al momento della firma, era stata una delle più grandi privatizzazioni della storia americana. Oggi è un fallimento. «D?ora in poi», ha detto il sindaco della metropoli patria della Coca Cola e della Cnn, «sarà la città a garantire l?efficienza e la qualità della rete idrica». Così, se c?era bisogno di una dimostrazione che Porto Alegre è il vero cantiere del mondo futuro, questa, paradossalmente, è arrivata dal cuore dell?impero americano.


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