Non profit

A chi va il cinque per mille del cinque per mille?

La Finanziaria dà 1,2 milioni ad Agenzia onlus e enti non profit rappresentativi e considerati «parti sociali». Ma non dice quali...

di Gabriella Meroni

Comma 1235. Tre righe tre della Finanziaria. Sono queste stringate disposizioni che tengono col fiato sospeso gran parte del non profit italiano. Riguardano infatti il 5 per mille, e in particolare la quota del finanziamento che sarà diretto all?Agenzia delle Onlus e ad altri organismi non meglio identificati. In base a quel comma, lo 0,5% del totale del gettito andrà proprio all?Agenzia presieduta da Stefano Zamagni, ma anche a «organizzazioni nazionali rappresentative» degli enti beneficiari del 5 per mille «riconosciute come parti sociali».

Una definizione sibillina, che sta scatenando in questi giorni le più disparate ipotesi. Chi si spartirà quello 0,5%, ovvero il 5 per mille del 5 mille? A conti fatti, mica bruscolini: se si rispetterà il ?tetto? dei 250 milioni di euro di finanziamento, 1 milione e 250mila euro. Chi se lo vedrà assegnare?

Partiamo dal fondo. Le organizzazioni del terzo settore «riconosciute come parti sociali», in punta di diritto si ridurrebbero al solo Forum del terzo settore, che firmò il Protocollo aggiuntivo al famoso Patto di Natale del 1998, siglato il 12 febbraio 1999 con l?allora presidente del Consiglio Massimo D?Alema. In quell?occasione, per la prima volta, il Forum veniva trattato alla stessa stregua dei sindacati confederali e delle altre parti sociali, con cui il governo aveva siglato il Patto sociale per lo sviluppo e l?occupazione. Sarà solo il Forum, dunque, a spartirsi la torta con l?Agenzia? E perché, potrebbero dire altri. Forse che avere un seggio al Cnel non significa essere parti sociali? Effettivamente al Consiglio nazionale per l?economia e il lavoro sono state ammesse 10 organizzazioni (Forum compreso), che lavorano fianco a fianco ad altre sigle sindacali o di categoria considerate parti sociali. Sono Movi, Anpas, Misericordie, Auser, Agesci, Arci, Acli, Fitus, Uisp, Fis-CdO. Rimangono poi le organizzazioni che fanno parte dei vari ?tavoli? istituiti al ministero della Solidarietà sociale, cui il governo riconosce carattere di rappresentatività e dignità di interlocutori. Anche loro potrebbero pretendere una parte dei finanziamenti. Senza contare le associazioni di secondo livello, come Focsiv, Summit della Solidarietà, Forum delle associazioni familiari? Una bella gatta da pelare per il ministro Ferrero, cui il comma seguente della Finanziaria, il 1236, ordina di proporre i criteri per individuare i soggetti che hanno diritto allo 0,5% del totale. Auguri ministro.


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