«Ci vuole altro che la sacra penitenza», lamenta l’Elefantino (alias Giuliano Ferrara) dopo il blitz antipedofilia della magistratura belga nella curia e nella cattedrale di Malines. A Ferrara questa storia ripetuta tante volte dal Papa, che la vera persecuzione della Chiesa non viene dall’esterno mai dai peccati commessi all’interno, non era mai andata giù. Discorsi che un Papa deve fare, per carità, comprendeva Ferrara. Ma per essere concreti «ci vuole altro», appunto: un impugnar le armi contro il nemico illiberale laicista che approfitta delle mancanze di qualche prete per bastonare la Chiesa. Posizione condivisa da non pochi ecclesiastici che mal tolleravano la? tolleranza zero predicata dal Papa; dall’ex inquisitore Ratzinger si aspettavano non miti richiami alla conversione ma una vibrante chiamata a raccolta contro il complotto giudaico-massonico. Così nella lettera di solidarietà del Papa ai vescovi belgi, con la deplorazione dei metodi usati dalla polizia, l’Elefantino ha visto palesarsi la svolta auspicata. Finalmente rumor di sciabole, come ai bei tempi del ruinismo trionfante?
Ora, è innegabile che le perquisizioni effettuate in stile Dan Brown nelle tombe della cattedrale, il sequestro di tutto il materiale della commissione di indagine stabilita dalla Chiesa, il fermo dell’intera conferenza episcopale belga, sono cose dell’altro mondo. Sarebbe da ottusi non scorgervi un tratto “illiberale-laicista”. Ma è altrettanto da ottusi leggere la condanna papale come un mutamento di strategia. Gli abusi sui minori purtroppo non sono un’invenzione laicista, le coperture purtroppo ci sono state. Il Papa lo sa. Se anche il mondo non rimproverasse alla Chiesa i suoi peccati, lo farebbe Cristo. Ed è questo il giudizio che il Papa teme di più. Così Ratzinger deplora i metodi della magistratura belga ma continua saggiamente a invocare per la Chiesa la “sacra penitenza”.
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