Famiglia

A chi i soldi del Coni?

Nello scorso anno, il Credito sportivo ha elargito mutui per 475 miliardi di lire. Dal tesoro, però, sono escluse le piccole società di promozione sportiva, che non possono offrire garanzie sufficie

di Pasquale Coccia

Una banca dello sport istituita per concedere mutui agevolati a enti locali, associazioni e società sportive impegnate nella promozione dello sport per tutti. È questo lo scopo del Credito sportivo, una vera e propria banca, che si finanzia con una quota fissa settimanale proveniente dagli introiti del Totocalcio. Possono accedervi società sportive intenzionate a ristrutturare la decrepita palestra dove si svolgono gli allenamenti settimanali, oppure a costruire spogliatoi e servizi igienici ai bordi di spelacchiati campi di periferia, battuti quotidianamente da ragazzi dediti all?arte pedatoria. I mutui a tasso agevolato dal 4 al 12 per cento, vengono concessi anche a quelle società intente a costruire un proprio impianto sportivo pronto ad accogliere giovani e adulti impegnati in campionati territoriali. L?anno scorso, l?attività del Credito sportivo ha registrato un incremento del 21,48 per cento a favore dei progetti di costruzione di impianti sportivi a uso sociale, assegnando 588 concessioni ad altrettante società sportive per un finanziamento complessivo di 475 miliardi, segno di un fermento notevole dell?associazionismo sportivo, e di iniziative che avrebbero bisogno di maggior sostegno economico. Un incremento che conoscerebbe percentuali maggiori, se certe condizioni imposte non escludessero di fatto le piccole società sportive. La società che avanza la richiesta di mutuo deve avere personalità giuridica ed essere affiliata a una federazione sportiva del Coni o a un ente di promozione sportiva riconosciuto dal Coni. I mutui agevolati per la ristrutturazione o la costruzione di impianti, vengono concessi sulla base delle garanzie offerte dai soci o dai dirigenti e non sull?operato effettivo che caratterizza la promozione sportiva sul territorio. Paradossalmente, le concessioni avvengono a lavori in stato avanzato, una garanzia in più per il Credito sportivo, che naturalmente non può elargire mutui sulla base delle buone intenzioni, ma che penalizza le piccole società, che non hanno alcuna copertura per avviare operazioni di edilizia sportiva, senza una garanzia economica preventiva. Insomma siamo innanzi al classico caso del gatto che si morde la coda, e l?unica carta da esibire, l?impegno sul territorio, non contribuisce in maniera determinante all?assegnazione della concessione. Nell?ambito del federalismo regionale, gli enti locali gestiranno gli impianti sportivi in prima persona. Perché non provvedere al monitoraggio delle attività sportive promosse dalle piccole società, e a decentrare il Credito sportivo, che su un raggio di territorio ristretto potrebbe valutare il livello di impegno di quelle piccole associazioni? È necessario, d?altro canto, che queste piccole realtà, seppur incisive, procedano verso una Federazione con la Banca dello sport istituita dal Coni e dar vita al più presto a quei progetti che altrimenti rischiano di restare a lungo nel cassetto dei sogni. Un passo indispensabile, se si vuole che il Credito sportivo accolga le richieste delle piccole società sportive, e se si vuole procedere alla costruzione di impianti rispondenti alle diverse esigenze degli sportivi presenti sul territorio. La banca Coni Anno 1996 Mutui concessi 484 Miliardi di lire 335 Anno 1997 Mutui concessi 588 (+21,48%) Miliardi di lire 475 (+41,76%) Tassi agevolati 4-12% L?opinione di Paola Gatti La mia casa in pegno L?istituzione del Credito sportivo è vitale per le società e le associazioni di promozione sportiva di media dimensione che diffondono la cultura dello sport per tutti. I tempi per la concessione dei mutui, però, sono troppo spesso molto lunghi. Noi, infatti, li abbiamo ottenuti dopo tre anni di estenuanti attese. Non solo: agli accertamenti scrupolosi, si aggiunge poi una burocrazia asfissiante e esasperante. Dopo Tangentopoli, questo modo di procedere si è ancora di più acuito e le piccole società sportive, già a corto di risorse finanziarie, vengono ulteriormente penalizzate. Senza considerare poi il fatto che l?unica sede del Credito sportivo è a Roma e questo rappresenta un ulteriore disagio, che si aggiunge a quello quotidiano delle difficoltà economiche. La maggior parte di questa associazioni sono infatti società che necessitano di piccoli prestiti e non possono certo fronteggiare ulteriori spese per i viaggi. Per queste realtà che avanzano modeste richieste economiche per ottenere le concessioni, sarebbe bene che fossero le Regioni a provvedere a un prestito a fondo perduto e a tasso ridotto, mentre le società di media grandezza potrebbero usufruire dei mutui del Credito sportivo, ma in sedi decentrate e soprattutto in tempi brevi. Un criterio comune per piccole e medie società deve essere la presenza sul territorio. Abbiamo costruito un palazzetto, un campo coperto e un campo di calcetto, frequentati da circa 400 persone al giorno nella fascia 18-22 anni, ma questo al Credito non interessa: ho dovuto garantire la casa di mio padre per ottenere la concessione. Polisportiva Lombardia 1, Milano


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