L’ignoranza, la mancanza di sensibilità e il pietismo normalmente dilagano nei confronti dei malati. Per la sclerosi la situazione è peggiore. Spesso sono gli stessi medici a non sapere che pesci pigliare. Le tipologie di sclerosi, poi, sono molte e l’andamento è diverso per ogni singolo “sclerotico”. Non c’è un vero decorso a tappe: prima ti succede A poi B poi…sei finito se raggiungi C! Saranno retaggi culturali, ma qualunque sclerotico, prima o poi, conversando una persona nuova, che viene a conoscenza del suo problema, incapperà nella fatidica domanda:”A che stadio della malattia sei?”. Io sono un filosofa mancata e, nella migliore delle ipotesi, in questi soggetti, identifico dei neohegeliani o dei veteropositivisti, che vedono la vita come governata da andamenti stabili, fissi, prevedibili e necessari. Concetti come caso, entropia, relatività non fanno ancora parte del loro pensiero. Una malattia deve avere degli stadi e sicuramente degenerativi e soprattutto colpiranno solo te, visto che tu sei l’attore e loro gli spettatori, che vogliono da te emozioni forti! Nel mondo ci sono migliaia di malati che vivono un’esistenza perfettamente normale, senza o quasi disabilità, ma questa notizia è troppo perturbante per essere accettata. Chi parla con noi Vuole gli stadi! Potrebbe avere a che fare con la decerebrazione calcistica dilagante nel nostro paese. In effetti, a quella domanda, volevo rispondere: “allo stadio di San Siro a vedermi l’Inter naturalmente!”.
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