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A Catania Anpas in campo per mettere in sicurezza il territorio
Con 30 volontari e sei mezzi le Pubbliche Assistenze, attivate dalla Protezione Civile, stanno lavorando per rispristinare la situazione. «L’allerta rimarrà attiva almeno fino a venerdì. Il sistema d’emergenza ha funzionato ma si è verificato un evento ingestibile per le sue dimensioni», sottolinea Marco Anastasi, responsabile sala operativa di Anpas Sicilia
Catania è stata investita da un vero e proprio nubifragio. Le strade del capoluogo si sono tramutate in fiumi accumulando l’acqua piovana proveniente dalle pendici dell’Etna. Allagato il mercato della Pescheria, chiusa al traffico la tangenziale ovest. Il temporale ha provocato un blackout in tutto il centro storico, lasciando senza corrente anche il Municipio. «L’evento non è finito», sottolinea Marco Anastasi, responsabile sala operativa Anpas Sicilia, attivata nell’ambito del coordinamento di Protezione Civile, «ora c’è un momento di attenuazione, ma i modelli meteo della Protezione Civile ci dicono che tornerà. Ci aspettano in queste aree ore complicate: ci attendiamo da giovedì-venerdì un peggioramento sensibile». L’intervista
Qual è la situazione?
Stiamo operando sul catanese, a Trapani e ad Alcamo dove c’è il torrente Canalotto che sta dando problemi. Ci stiamo occupando in particolare di bonificare e liberare scantinati e raggiungere persone eventualmente isolate.
Non solo Catania in allarme?
Messina, Enna, Trapani. Catania è stata la più colpita ma la situazione di emergenza è molto più ampia. Siamo attivi da prima degli eventi atmosferici che erano attesi.
In cosa consiste il vostro impegno?
Abbiamo mobilitato sulla città trenta volontari con sei automezzi. E rimarranno attivi fino alla fine dell’emergenza.
Come si spiega che nonostante il preavviso la situazione sia andata fuori controllo?
In realtà il sistema d’emergenza ha funzionato. Il vero problema è stata la dimensione del fenomeno: sono caduti sulla città gli stessi metri cubi d’acqua che cadono in un anno Era impossibile prevederlo e anche assorbirlo per il territorio. A questo proposito vorrei fare un appello
Prego…
Vorrei rilanciare la campagna “Io non rischio” che stiamo portando proprio in questi giorni in giro per il Paese. Una campagna che spiega alle persone come comportarsi in casi di emergenza. È importantissimo che le persone sia informate. Può, in certe situazioni, fare la differenza tra la vita e la morte. Sempre più spesso assistiamo a questi fenomeni incontrollabili. È bene essere preparati.
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