Partecipazione

A CasArché, per avvicinare insieme l’alba

Ius Scholae, parità di genere, genitorialità e l’importanza di credere che ci sia ancora spazio per i desideri. Si è parlato di questo e molto altro all’ArchéLive, un momento di festa e partecipazione rivolto a volontari, donatori e simpatizzanti. Un’occasione per riflettere insieme su un presente che a volte sembra una lunga notte

di Daria Capitani

Una bambina indossa un vestito elegante, c’è un bel sole e la sua mamma sorride. Sta forse qui il senso più profondo di ArchéLive, l’evento con cui ogni anno Fondazione Arché apre le porte della sua Casa a volontari, donatori, simpatizzanti e amici per una giornata di riflessione e partecipazione collettiva. Gli invitati per un giorno, le mamme e i bambini che in quelle piccole palazzine dalle persiane colorate vivono percorsi di ripartenza, gli educatori e i professionisti che qui lavorano, i gruppi Scout con i giochi e le attività per intrattenere i più piccoli. Insieme, con l’abito della festa.

L’edizione 2024 si è svolta sabato 28 settembre nella sede al confine tra Milano e Novate Milanese. Da qui sono passati negli anni numerosi ospiti: da Mimmo Lucano a Don Luigi Ciotti, da Joy Ezekiel che si è liberata dal circuito della tratta, fino al medico di Lampedusa Pietro Bartolo. Parole e persone per tenere acceso il pensiero oltre che l’azione. Per usare le parole del presidente padre Giuseppe Bettoni nell’introduzione all’Alfabeto di resistenza civile che campeggia sul banchetto all’ingresso, «come se dovessimo vincere un analfabetismo di ritorno che riguarda il senso civico, il bene comune, il rispetto per le differenze, la gratuità». Quest’anno è toccato a Pier Luigi Bersani provare a dare un senso al presente, in dialogo con il portavoce di CasArché Paolo Dell’Oca e la coordinatrice di Casa Carla a Milano Ingrid Bianchetti.

Da sinistra, padre Giuseppe Bettoni, Pier Luigi Bersani e Ingrid Bianchetti.

Quanto resta della notte?

Ad aprire il pomeriggio, è stato il presidente della Fondazione padre Giuseppe Bettoni, con una riflessione chiave da cui partire: «Ci sentiamo spesso come nell’immagine che abbiamo scelto per promuovere questa giornata, seduti sugli scogli a scrutare l’alba. Quanto resta della notte? Un quesito che si sono posti in tanti e a cui continuiamo a cercare risposta. Affrettiamo l’alba per ribellarci alla rassegnazione, affrettiamola lungo i sentieri della libertà, della giustizia, dell’uguaglianza e della dignità della persona». La consigliera delegata di Arché Luisa Pavia ha sottolineato che «fertilità e vita rappresentano questo luogo, con un obiettivo che teniamo sempre a mente: ridare dignità. La certezza che ci muoviamo nella direzione giusta è arrivata poco fa nelle parole di una mamma. Sai una cosa?, mi ha detto. Io inizio a volermi bene».

I numeri della prossimità

Una mamma che ha iniziato a volersi bene conta per un ente che ha nella mission l’accoglienza di madri e bambini con esperienze di maltrattamento, disagio sociale, psichico e migrazione, l’housing per famiglie con bambini in emergenza abitativa e la prossimità nelle case, negli ospedali e in carcere. I numeri del bilancio sociale 2023 raccontano un anno di presenza proprio lì dove c’è vulnerabilità: tre comunità, 36 progetti, 40 appartamenti. Le persone sostenute sono state quasi 4mila (1462 bambine e bambini, 2398 adulti). Se ne prendono cura 72 dipendenti (in grande maggioranza donne), 876 donatori e 400 volontari. A questi ultimi, in segno di riconoscimento e gratitudine, verrà dedicato il bosco di Arché, un albero per ogni volontario.

Sul palco, da sinistra: Paolo Dell’Oca, Pier Luigi Bersani e Ingrid Bianchetti.

C’è ancora spazio per i desideri

Ingrid Bianchetti, coordinatrice della comunità mamma bambino Casa Carla, ha posto l’accento sulle esigenze di chi abita strutture come quella che dirige: «Nelle nostre case vivono mamme e bambini che provengono dal mondo della violenza e da viaggi difficili, spesso sono traumatizzati e depressi. Il nostro compito, subito dopo l’accoglienza, è quello di far credere loro che ci sia ancora spazio per i desideri: una casa, un lavoro, una famiglia, un amore. Quando non si ha niente, è tantissimo. Come possiamo dire loro che se ti impegni puoi realizzare i tuoi sogni se la realtà ogni volta restituisce tutt’altro?». «E per i giovani?», le ha fatto eco il portavoce di Arché Paolo Dell’Oca, «per che cosa vale la pena rischiare in un mondo attraversato in questo momento da 56 conflitti?».

Bersani: «Lottare per avvicinare l’alba»

«Chi lavora nel sociale credo che a volte viva un senso di solitudine e abbandono. Ma se c’è qualcosa che ho imparato e che mi sento di condividere, soprattutto con i giovani, è che la gratificazione nella vita non è tanto nel vincere, quanto nel combattere. Al netto della violenza, ribellarsi per far sentire la propria voce è giusto», ha esordito l’on. Pier Luigi Bersani. «Bisogna innanzitutto comprendere da dove viene questa notte. Siamo in una fase paragonabile a quella tra fine Ottocento e inizio Novecento, all’incrocio tra un salto tecnologico e processi di globalizzazione. L’ottimismo iniziale cede il passo alla disuguaglianza e all’esclusione e allora la rabbia trova terreno fertile». Dove si trova l’alba? «Dobbiamo avvicinarla noi, lottando per le idee e per i diritti e lavorando su ciò che dà energia all’azione, ovvero i valori. Penso allo Ius Scholae, per il quale ogni giorno, sotto i nostri occhi, assistiamo a percorsi che ci dicono che siamo pronti. In Italia l’integrazione la fanno le maestre. Questa è una battaglia vincente perché legittima una coscienza che nel paese c’è già».

Intanto, in lontananza si sentono i bambini animati dagli Scout. Stanno cantando una canzone. È di Toto Cutugno: «Sono un italiano, un italiano vero».

Foto Ufficio Stampa Fondazione Arché.

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