Non profit

A casa Bernardi le porte non si chiudono mai

di Antonietta Nembri

Cristina, Stefano, Lorenzo, Patty, Costanza, Lucrezia e Thi-hong (ovvero “bambina rosa”, in lingua vietnamita): sette nomi per una famiglia large e un po’ particolare. È quella di Stefano Bernardi e Cristina Nespoli, rispettivamente direttore generale e presidente dell’associazione Enzo B. Decidere di avere cinque figli, tra biologici, adottati e in affido, è una scelta che non li ha spaventati. «A chi ci dice “ma che bravi” io ribatto che per me è una cosa normale: anormale è avere tutta una serie di preoccupazioni che quando metti su famiglia forse dovresti mettere da parte. La premessa è che fai una famiglia e vuoi tanti figli: ci vuole un’espressione di desiderio e volontà».
La famiglia Bernardi-Nespoli vive in comunità al Villaggio Enzo B di Torino. «La vita qui ha il vantaggio di una rete di sostegno. Ho sperimentato la comunità quando ho fatto il servizio civile a 22 anni e mi è piaciuta. È una vita di villaggio che ti aiuta anche a fare dei passi in più», spiega Bernardi. Qualcosa di eccezionale c’è. «Per me e mio marito i figli sono per così dire “un prestito”. Ed è per questo che non vediamo tutta questa differenza tra figli biologici, adottati o in affido», dice la moglie.
Gestire una famiglia con cinque figli di età variabile tra i 23 anni del maggiore ? «che ora vive fuori casa, ma fa il volontario ed è una presenza costante in comunità», precisa Nespoli ? ai 9 anni della più piccola è impegnativo. L’organizzazione prevede una mamma non maniaca dell’ordine ? «una volta al mese devo urlare perché si sistemino le camere, non posso certo gridare tutti i giorni» ? e poi pentole grandi e otto fuochi in cucina ? «adoro fare da mangiare, per me è una distrazione e i miei figli apprezzano» ?, c’è la lavatrice da dieci chili e, sorpresa!, i maschi che si stirano le camicie ? «Lorenzo l’ha imparato da suo padre», rivela mamma Cristina ?. «Un maschio e quattro femmine di cui due adolescenti sono impegnativi», ride Nespoli raccontando del bagno occupato dalle ragazze. «Non drammatizzo», ribatte sorridendo Bernardi.
Una famiglia multicolore, molto normale: «Ci sono due continenti, abbiamo biondi, bruni, gialli e un sordo: ognuno è diverso dall’altro. Così tutti vivono la diversità come un di più, tra loro sono molto solidali». Spiegare la loro famiglia colorata a scuola non è facile, «ma hanno imparato fin da piccoli a rispettare le diversità e questo per loro è stata una scuola di vita», racconta Nespoli che non nasconde il rovescio della medaglia: «Il rischio è che sviluppino la sindrome da crocerossina, vanno “attrezzati” e questo è il nostro lavoro di genitori».


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