Sostenibilità
A Buenos Aires, ring Usa contro Ue
Scontro aperto nella capitale argentina. A farne le spese sono i paesi in via di sviluppo.
di Redazione
Battaglia doveva essere e battaglia è stata. Il Summit Onu sul clima che si è svolto a Buenos Aires dal 6 al 18 dicembre 2004 (la cosiddetta Cop10) è stato il ring dove gli attori mondiali si sono confrontati a viso aperto. In palio il futuro del Protocollo di Kyoto. «Non andremo al prossimo incontro per fare del turismo», ha detto, mostrando un insospettabile piglio battagliero il nuovo Commissario europeo all?ambiente, Stavros Dimas.
«Se l?amministrazione Bush continuerà nella sua politica di totale insensibilità per i problemi ambientali, pensiamo che gli altri Paesi possano andare avanti lo stesso, anche perché ciò li avvantaggerebbe sul piano delle tecnologie pulite del futuro», ha ribadito Jennifer Morgan, la direttrice del programma Clima del WWF internazionale. Il fine è chiaro: alla prossima Cop/Mop (vale a dire Conferenza delle parti degli Stati membri della Convenzione sul clima, ma anche incontro dei Paesi che hanno ratificato il protocollo di Kyoto) deve iniziare la definizione del percorso che porterà a riduzioni drastiche delle emissioni dei gas che aumentano l?effetto serra naturale e provocano il riscaldamento globale. Quelle riduzioni del 50-80% delle emissioni che gli scienziati indicano come necessarie per rallentare, e in prospettiva fermare, il fenomeno dei mutamenti climatici.
Ma a Buenos Aires si è visto che la strada non sarà affatto in discesa: l?amministrazione Bush alla Cop10 ha attivamente cercato di bloccare ogni discussione sugli impegni futuri. La delegazione americana ha anche cercato si usare le preoccupazioni di alcuni Paesi in via di sviluppo (soprattutto Cina e India) e le contraddizioni italiane a proprio favore. L?Arabia Saudita ha giocato in tandem con gli Usa, con l?incredibile pretesa del maggior produttore mondiale di petrolio di subordinare gli aiuti ai Paesi più poveri per far fronte agli eventi disastrosi legati ai mutamenti climatici (le cosiddette misure di adattamento) a stanziamenti di ?compensazione? dei futuri minori guadagni derivanti dal minor uso dei combustibili fossili a proprio favore.
A fare le spese di questa tattica, sono stati proprio i Paesi davvero bisognosi. La posizione italiana a Buenos Aires è stata oltremodo ambigua. I richiami alla priorità da dare agli impegni volontari, contrapposti a obiettivi definiti di riduzione delle emissioni inquinanti di anidride carbonica, e l?esaltazione degli accordi bilaterali contrapposti a quelli multilaterali, riecheggiavano pericolosamente le posizioni Usa e sono stati abbondantemente usati dall?amministrazione Bush per indebolire il fronte europeo. In realtà l?Italia è apparsa ancora una volta isolata a livello europeo.
Mariagrazia Midulla
resp. campagne
internaz. wwf italia
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