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A Brescia la pace è un bene Comune. In tutti i sensi
Settima edizione del Festival della Pace promosso dall'amministrazione comunale che sarà inaugurato venerdì 8 novembre. Quest’anno si parlerà di Africa in un evento che durerà fino alla fine del mese. Oltre 50 occasioni pubbliche per ascoltare, vedere mostre, apprezzare artisti e scrittori
I Comuni non hanno alcuna competenza in tema di educazione civica: il Testo Unico degli Enti Locali non la prevede proprio. Eppure, implicitamente, i Comuni realizzano una sorta di educazione civica, ad esempio formando le persone a custodire l’ambiente con una corretta gestione dei rifiuti, del verde privato, degli animali domestici, della mobilità privata; o formando le persone al rispetto della diversità con i progetti di integrazione per gli stranieri o per le persone con disabilità.
L’elenco sarebbe lungo. E cosa si potrebbe fare per l’educazione alla pace? Ci si può provare anzitutto con una corretta informazione, che contempli più lingue e linguaggi.
Un Cantiere della pace
Per questo il Comune di Brescia si è dotato del Cantiere della pace, ossia di uno strumento per coinvolgere i soggetti associativi di cui la città è storicamente ricca: c’è del metodo anche per parlare di pace. In questo scenario nasce il Festival della pace, che non è un festival prêt-à-porter: perché qui si propone di condividere un percorso assieme a gruppi e associazioni, a fondazioni ed enti per offrire un programma aperto e ricco: oltre sessanta eventi ideati da oltre cinquanta organizzazioni nell’arco di oltre venti giorni.
Il festival si propone con più linguaggi, dalla tavola rotonda alla rappresentazione teatrale o cinematografica, dalla musica alla fotografia all’opera d’arte. Per usare un’espressione del brand cittadino, qui la cultura è multiculturale.
Focus sull’Africa
Di cosa si parlerà? Senza mettere tra parentesi ciò che sta accadendo a Gaza o a Kiev, il focus dell’evento quest’anno sarà sull’Africa. L’Africa, nello scacchiere geopolitico, è uno snodo decisivo. È un continente multiforme, poliedrico, complesso. Ci sono Afriche ricche e depredate, Afriche terreni del “grande gioco” di vecchie e nuove potenze egemoni, Afriche dove il rumore delle armi è duraturo e quotidiano: ricorderemo anche i trent’anni dal genocidio del Ruanda. Ma ci sono anche le Afriche del riscatto, della speranza in cammino: d’altra parte l’Africa è un continente di giovani, che ha inscritto il futuro nella propria carne.
Ma c’è di più, visto che nelle nostre città il mondo si presenta sotto forma di uomini e donne. Brescia, per esempio, presenta 146 nazionalità differenti e molte di esse sono di origine africana. Contemporaneamente l’Africa è luogo di impegno di molti italiani: missionari, imprenditori, volontari, formatori. Dunque c’è dell’Italia (e di Brescia) in Africa e c’è dell’Africa a Brescia.
Non una parola magica, ma un impegno
Il Festival della Pace di Brescia è l’occasione per capire che la pace non è una parola magica che risolve tutto, ma l’impegno a calarsi nella complicazione e nella difficoltà delle cose e delle situazioni per provare a sortirne in modo nuovo, in un modo che autorizzi a pensare ad una ripartenza, ad un desiderio pieno di vita. Il Festival anticipa qualche frutto vitale della pace con musiche, danze e spettacoli.
Il Festival cerca di dire una parola che faccia sentire i cittadini e i partecipanti più vicini alle questioni che stiamo attraversando con fatica, col sangue, con sofferenza. Educare alla pace è un’opera complessa, non si risolve con qualche evento: ma è da qui che si parte, da qualche buona occasione, perché dire la pace è la base per fare la pace.
In allegato il programma generale del Festival della pace
Roberto Rossini è presidente del Consiglio comunale di Brescia
In apertura piazza Della Loggia a Brescia, foto di © Matteo Biatta/Sintesi
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