Innovazione sociale
A Bologna la mediazione sociale entra in condominio
Un gruppo di organizzazioni ha preso in carico alcuni edifici in un’area difficile del capoluogo emiliano. Che ha cambiato faccia
Quelle dell’accoglienza e dell’integrazione sono tra le principali sfide sociali che ogni città oggi si trova ad affrontare. Nel tempo, vi sono zone in cui si concentrano in prevalenza persone fragili, dove i problemi di convivenza che poggiano sulle differenze generazionali o culturali rischiano di esplodere in violenza e soprusi e che si prestano a frequentazioni legate alla microcriminalità, come spaccio e furti.
A Bologna, un’esperienza che mette in campo la cooperazione sociale, l’associazionismo, l’istituzione, intende trasformare le criticità in risorse, coinvolgendo le stesse persone a rischio di esclusione sociale.
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È così, che il Quartiere Santo Stefano, la cooperativa sociale Società Dolce con realtà come Golem, Chiusi Fuori e Uildm stanno lavorando insieme per trasformare un luogo problematico del centro storico in uno spazio di rigenerazione urbana, d’incontro e condivisione: «L’intento iniziale», spiega Rosa Amorevole, presidente del Quartiere Santo Stefano, «era di rigenerare gli edifici Acer di via San Leonardo, con problemi di conflitti e decoro, attraverso un progetto di welfare generativo, in modo da costruire rapporti di buon vicinato, rispettosi dell’ambiente e di una civile convivenza». Come? «Attraverso la mediazione sociale di condominio».
I residenti stanno partecipando attivamente come risorsa, aiutati dal mediatore: «La nostra presenza in strada e nel caseggiato», interviene Massimo Manzali, educatore di Società Dolce e responsabile della parte di mediazione sociale e condominiale, «ci rende familiari, le persone imparano a conoscerci e ad avvicinarsi. Siamo in un contesto complesso e multietnico e abbiamo lavorato sul valore delle differenze, aiutando gli assegnatari degli alloggi ad aprire tra loro un dialogo, a migliorare le relazioni coi vicini, a prevenire conflitti che spesso nascono da un disagio personale che richiede solo un ascolto».
Un lavoro che dai caseggiati di San Leonardo si è esteso ad una zona adiacente confinante con l’università e in particolare nel giardino “don Tullio Contiero”, da tempo frequentato da persone dedite allo spaccio e all’uso di sostanze. Oggi ospita concerti, spettacoli per bambini, merende, laboratori ed è tornato nella disponibilità di tutti. La mediazione condominiale è diventata mediazione civica e sociale di territorio. «Quello della mediazione è un cammino lungo», dice Franco Canè, pedagogista di Società Dolce, «e occorre tempo affinché le persone entrino in relazione in un modo costruttivo, senza difese preconcette. Ci stiamo riuscendo».
Stiamo riuscendo a fare in modo che le persone entrino in relazione in modo costruttivo
Franco Cané, pedagogista di Società Dolce
Se oggi andate a vedere San Leonardo, al pomeriggio troverete i mediatori e le associazioni sempre disponibili all’ascolto anziani che parlano tra loro e bambini che giocano. Un luogo dove si organizzano tornei e giochi, le persone imparano a conoscersi e anziché delegare agli altri la soluzione dei problemi di tutti, s’impegnano in attività che vanno oltre gli interessi personali e della propria famiglia.
Nella foto: Grazie al lavoro di un gruppo di organizzazioni sociali tra i caseggiati del Quartiere Santo Stefano di Bologna è mutato il clima: le aree comuni sono animate da bambini e anziani
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