Ci sono numeri che non sono solo numeri. 167, per esempio, è il nome di una legge, la famosa legge per l’edilizia residenziale popolare. Proprio a conseguenza di ciò, lo stesso numero è diventato anche un toponimo, identificativo di periferie e rioni troppo spesso dimenticati dagli uomini ancor prima che da Dio.
‘A 67, invece, è il nome di un gruppo musicale “rock-mediterraneo”, originario dell’area nord di Napoli, e in particolar modo proprio della 167 di Scampia. In otto anni di attività il gruppo ha dato vita a quattro album, di cui l’ultimo Naples Power risale al Gennaio 2012, mantenendo sempre un contatto diretto con il proprio quartiere, sperimentando artisticamente (musicalmente e attraverso la realizzazione di spettacoli teatrali) e partecipando a progetti con associazioni come Libera e Amnesty International.
Nel 2010 gli ‘A 67 hanno dato alla luce un album “Scampia Trip”, che esce accompagnato da un libro e da un documentario. Si tratta di un progetto che prova a scavalcare i luoghi comuni e i cliché che circondano il quartiere, un lavoro a cui hanno collaborato scrittori come De Cataldo e Braucci, e giornalisti come Sandro Ruotolo; ancora, don Aniello Manganiello, per anni parroco nella parrocchia di Scampia, e tantissimi attivisti e operatori sociali, provenienti dalle realtà e associazioni che provano a rendere meno difficile la vita nel quartiere, da Chi rom e chi no, fino ai centri Mammut e Hurtado.
Proprio grazie al lavoro di una di queste associazioni, (R)esistenza Anticamorra, il libro è diventato uno spettacolo teatrale (diretto da Erminia Sticchi) che ha girato il paese raccogliendo grande successo. Uno spettacolo che tornerà in scena il 16 Settembre, al PalaVesuvio di Ponticelli – un’altra periferia della città, questa volta della zona est – dove per la prima volta gli ‘A 67 suoneranno dal vivo le (loro) musiche dello spettacolo.
Daniele Sanzone è l’anima e il cantante del gruppo.
È la prima volte che suonate le vostre musiche dal vivo durante lo spettacolo. Che effetto vi fa?
È una bella emozione. Siamo davvero felici di poter condividere il palco con i ragazzi del quartiere. Da subito, durante le prove, ci siamo divertiti, e devo dire che con tutti si è creata una grande sinergia.
Scampia Trip è ormai in giro da tempo, eppure nessuno di voi sembra “averne abbastanza”. Qual è stato il contributo, in termini materiali e ideali, che il libro, il disco e lo spettacolo sono riusciti a dare al quartiere?
Devo dire che il progetto è stato subito bagnato dalla fortuna. Ha girato e continua a girare tantissimo. La prossima presentazione del libro, per esempio, sarà a Settembre, in Basilicata. In termini materiali grazie alle vendite del libro abbiamo finanziato le attività di tutoraggio per minori a rischio dell’associazione (R)esistenza, mentre idealmente speriamo di aver contribuito a dare un’immagine diversa del nostro quartiere che non è solo quella della faida ma, ovviamente, è anche tanto altro.
Eppure in questi giorni si torna a parlare di Scampia a livello nazionale a causa di una nuova guerra di camorra. Credi che il fatto che il tuo quartiere guadagni i riflettori in questi casi assai più che nelle occasioni “meritevoli” (penso allo spettacolo, ma anche a eventi organizzati con fatica e pazienza dalle associazioni del quartiere, a cominciare dal carnevale del Gridas) sia un processo inevitabile, o c’è modo di invertire questa tendenza?
In verità non so se si tratti o meno di una tendenza. Più probabilmente credo che tutto ciò appartenga a quelle che potremmo definire “regole mediatiche”. È risaputo che fa più rumore una cattiva notizia che non una buona. Credo, però, che gli organi di informazione dovrebbero quanto meno cercare di arricchire il proprio punto di vista, che da vita a un’informazione spesso unilaterale, in modo da contribuire a spiegare meglio una realtà così complessa com’è quella di Scampia.
Il vostro ultimo disco, Naples Power, ha nel titolo un riferimento al movimento musicale napoletano degli anni ’60 e ’70 che influì molto anche a livello nazionale. Inoltre vi è allegato un libro a cui hanno contribuito firme importantissime (da Lanzetta a Lucarelli, fino a Saviano). Ha senso oggi parlare di musica “sociale” in una città come Napoli? Come vi ponete di fronte a questa “etichetta”?
Per carattere sono uno che non ama le etichette, ma credo che – per quelli a cui dovesse far piacere – la nostra possa essere considerata una musica “impegnata” socialmente. Se invece mi chiedi se ha senso fare questo tipo musica, ti dico che più guardo l’attuale scenario politico e sociale, più mi convinco di questa necessità. Credo che ognuno di noi, al di là del mestiere che svolge, e di come lo svolge, dovrebbe far sentire la propria voce in momenti difficili come questi.
Leggi la presentazione del disco e guarda il video di Accussì va ‘o munno:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/23/naples-power-disco-libro/185812/
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