Sostenibilità

A 15 anni dal disastro della Exxon Valdez Greenpeace chiede giustizia

La petroliera, priva di radar, urtò contro uno scoglio e riversò 41 milioni di litri di petrolio in un'area di elevato valore ambientale in Alaska. Il gigante americano ExxonMobil ancora non ha pagat

di Benedetta Verrini

In un comunicato Greenpeace ricorda che oggi è il quindicesimo anniversario del disastro della petroliera Exxon Valdez oil spill, che vide finire in mare, in un’area di elevato valore ambientale in Alaska, millioni di galloni di petrolio.

La petroliera Exxon Valdez, priva di radar, urtò contro uno scoglio e dallo squarcio sulla fiancata 41 milioni di litri di petrolio si riversarono nella laguna Prince William. Morirono 250.000 uccelli marini, 2.800 foche, 250 aquile calve, 22 balene e un numero di salmoni e altri pesci che non è mai stato possibile contare.
Dell’ecosistema stravolto facevano parte anche gli indiani Chugach, che avevano concesso alla Exxon lo sfruttamento dei giacimenti presenti sul loro territorio, ottenendo in cambio non soldi (fu pattuito il pagamento della somma simbolica di un dollaro) ma rispetto degli equilibri del loro ecosistema.
La compagnia statunitense accettò di porre una lunga lista di cose «da fare e da non fare» preparata dai Chugach nella legge federale che doveva autorizzare le trivellazioni. Fra le cosa da fare la Exxon avrebbe dovuto mantenere la strumentazione della petroliera «in perfetta efficienza». Invece dopo un anno non aveva sostituito il costoso radar guasto, disattendendo la legge federale e causando uno dei più gravi disastri ecologici della storia.

Greenpeace chiede oggi al gigante americano ExxonMobil di assumersi le proprie responsabilità nella bonifica del sito di Prince William Sound.
Nel 1991 la ExxonMobil ammise la colpevolezza e fu condannata in sede civile e penale per oltre un miliardo di dollari, il maggior risarcimento mai registrato per un disastro industriale.
Da allora, la ExxonMobil, la principale compagnia petrolifera al mondo (che commercializza in Europa i marchi Esso e Mobil), ha usato il suo potere per evitare di assumersi la responsabilità dell’accaduto. La compagnia ha ingaggiato una battaglia contro la richiesta addizionale di 5 miiardi di dollari riconosciuta contro la Exxon. Allo stesso tempo ha portato in tribunale Greenpeace e i 36 attivisti che sono entrati pacificamente nella sede della compagnia in Texas per protestare contro la posizione delle Exxon sul cambiamento climatico.

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