Noi, local insider
Il Molise esiste, proprio ora
Le aree interne si confrontano con comunità sempre più piccole e un'età media sempre più alta. Eppure, generano reti e sperimentazioni. In Molise, Nella Rescigno ha scelto di muoversi in direzione ostinata e contraria. L'ostinazione qui è necessaria per ritagliarsi un posto. Di lavoro, di senso, di restanza
«Molto spesso siamo stati noi i primi a dire che il Molise non esiste». Nella Rescigno ha lo sguardo fiero e gli occhi di chi non si prende troppo sul serio. Ti guarda e sorride nelle immagini pubblicate sul sito di justMO’, la cooperativa di lavoro affiliata LegaCoop Molise, accanto ai soci con i quali ha scelto di muoversi «in direzione ostinata e contraria». Non è uno sterile omaggio ai testi di Fabrizio De Andrè, è sentirsi rappresentati da un verso che ha fatto la storia della canzone italiana. L’ostinazione qui è necessaria per ritagliarsi un posto. Di lavoro, di senso, di restanza. Raccontare il Molise è raccontare persone che se ne sono andate. A volte ritornano, a volte no.
Rescigno è tornata. «Sono nata e cresciuta in Molise, poi sono andata a studiare fuori, a Viterbo, Conservazione dei Beni culturali. Sono rientrata da storica dell’arte e da subito ho iniziato a collaborare con la Sovrintendenza e la Regione nella progettazione in ambito culturale. È germogliata dentro di me l’idea di promuovere i patrimoni culturali del Molise e di lavorare per farli emergere, dare ai molisani l’occasione che avevo avuto io di conoscere l’enorme potenziale di un territorio che noi stessi abbiamo sottovalutato». Dopo una lunga gestazione, da un gruppo di persone provenienti da percorsi simili a quello di Rescigno, nasce justMO’: «Avevamo incrociato il lavoro di Snai, Strategia nazionale aree interne, che per noi ha avuto un peso fondamentale. Ci ha aiutato a definire la nostra missione: impegnarci affinché siano i territori stessi a riconoscersi come portatori di valore culturale». L’intenzione è immediata nel nome: justMO’ significa “semplicemente Molise” se letto con lo sguardo del mondo, in dialetto molisano è l’urgenza del “proprio ora” come tempo d’azione. «Il nostro nome è una dichiarazione d’intenti: lavorare all’interno guardando anche verso l’esterno».
Il primo passo è stato uno spazio: «Lo chiamiamo Spazio sfuso perché mette insieme varie funzioni, ognuno prende quel che serve senza soluzioni preconfezionate». L’hub culturale è a Campobasso, è co-working e sala espositiva, sala incontri e sede della cooperativa: «Il nostro lavoro ci diverte molto. Siamo un gruppo di soci da tutti i territori. Ognuno di noi ha un bacino e una serie di Comuni di riferimento: siamo entrati nelle diverse comunità partendo dai sindaci e da un ascolto inteso in senso ampio. Ci siamo accorti che le persone si sentivano inascoltate, abbandonate».
Gli strumenti di lavoro? «Senza dubbio le mappe di comunità, attraverso le quali posizioniamo i luoghi che gli abitanti di un territorio riconoscono come significativi. Diventeranno racconto, i cui protagonisti sono loro stessi. Ne facciamo delle video-narrazioni che tengono insieme tradizione, storia, persone, feste. Otteniamo due obiettivi: gli abitanti acquisiscono consapevolezza che quella storia è interessante, all’esterno il racconto è strumento di promozione per un turismo più vicino all’identità».
Quella di Rescigno e dei suoi soci è una missione. Paolo Scaramuccia, responsabile Politiche di sviluppo locale e Cooperative di comunità di Legacoop nazionale li definisce «un esempio di chi fa e sa fare animazione territoriale nelle aree interne». Come prende forma un progetto di questo tipo? «Noi partiamo sempre dalla comunità con l’obiettivo primario di far emergere i patrimoni e di tenere memoria dello spirito. I nostri progetti avviano processi. A fronte di un abbandono sempre più veloce dei luoghi, crediamo che i giovani che partono abbiano una consapevolezza diversa rispetto al passato di quello che lasciano e della cultura da cui provengono».
I nostri progetti avviano processi. A fronte di un abbandono sempre più veloce dei luoghi, crediamo che i giovani che partono oggi abbiano una consapevolezza diversa rispetto al passato della cultura da cui provengono
Nella Rescigno
«Ce lo siamo dovuto inventare questo mestiere», aggiunge Rescigno. «Non esisteva in Molise. Il confronto con il panorama di LegaCoop ci ha aiutato a individuare una forma. Siamo partiti dal fare e soltanto ora teorizziamo, ci definiamo, facciamo riferimento a idee e strategie nate e cresciute altrove». Nella regione Rescigno e i suoi colleghi sono ormai un modello: «Ne siamo consapevoli. Per questo teniamo desta l’attenzione sui giovani, cerchiamo di coinvolgerli anche con progetti semplici, come l’invito a tornare per raccontarci le loro tesi di laurea. Spesso riguardano il Molise, sempre rimettono in circolo le idee».
Come si crea un impatto positivo sulle comunità? «Questa è la cosa più difficile. Quando scriviamo i progetti, sappiamo che spesso porteranno in una direzione che in quel momento ancora non immaginiamo, di solito è più bella delle intenzioni. Ci confrontiamo con comunità sempre più piccole e con un’età media sempre più avanzata: raggiungere tutti è difficile, valutare gli effetti complicatissimo. Eppure, un impatto reale è quando ritorno in una comunità in cui ho lavorato e mi riconoscono, mi raccontano lo sviluppo delle azioni che abbiamo cucito insieme. A Pietracatella, ad esempio, grazie a un sindaco sensibile abbiamo costruito un’identità che si poggia sulla lettura. Oggi c’è una biblioteca rigenerata: «I ragazzi ci vengono per giocare a carte, dice sempre il sindaco, ma il fatto che scelgano una biblioteca come luogo di ritrovo è già un successo. Prima o poi nascerà una scintilla».
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Le immagini sono di justMO’
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