Non profit

Kirghizistan, in atto campagna aborti forzati

E' l'allarme lanciato a Verona dal "Movimento per la vita kirghizo Pravo Na Jizn" e dalla sua fondatrice Serena Tognoli

di Gabriella Meroni

Nell’ex repubblica sovietica del Kirghizistan sarebbero migliaia le donne costrette ad abortire per mancanza di mezzi di sussistenza, ripudiate dai loro uomini e dalle comunita’ se rifiutano l’interruzione di gravidanza o costrette a vendere i neonati al momento della nascita. E’ l’allarme lanciato a Verona dal “Movimento per la vita kirghizo Pravo Na Jizn” e dalla sua fondatrice Serena Tognoli, veronese, sposata ad un ingegnere turco, impegnato in quell’area nella realizzazione di strade verso il Kazakistan. Indipendente dal 1991, il Kirghizstan, di religione musulmana, ha un’economia basata sulla pastorizia nomade, che costringe i suoi quattro milioni di abitanti a condizioni di poverta’ durissime. ”A soccombere -ha spiegato la signora Tognoli- come fosse una necessita’ naturale sono i bambini e il diritto alla maternita”’. Tutti i movimenti per un futuro diverso ruotano intorno a Bishkek, la capitale, ed e’ proprio a Bishkek che Serena ha costruito l’iniziativa di sensibilizzazione che ha portato a Verona una ‘yurta’ kirghiza: una tenda circolare monolocale, montata sul sagrato della centrale chiesa di San Pio X. Al suo interno, arricchito da tappeti che coprono la struttura in legno, Aliye e Aujlu, due belle ragazze kirghize, mostrano i prodotti artigianali provenienti dal loro paese, in vendita per la raccolta di fondi. Due sono gli obiettivi dell’iniziativa: soccorrere direttamente le donne in difficolta’ e creare un movimento femminile culturale in grado di autogestirsi e di crescere autonomamente. Nei prossimi giorni la ‘yurta’ verra’ spostata nella parrocchia di Borgo Nuovo. Info: tel. 045 529820.


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