Volontariato
A Lugano torna il Festival dei Diritti Umani
Dal 14 ottobre cinque giorni di film, dibattiti, mostre e incontri con gli operatori quotidianamente impegnati sul campo. Dediche al popolo eritreo e al blogger giornalista Raif Badawi detenuto in Arabia Saudita
di Redazione
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Il Festival Diritti Umani Lugano torna per la seconda edizione, dal 14 al 18 ottobre 2015, con un programma intenso, centrato su opere di forte interesse cinematografico e tematico: sedici film, tra i quali una prima europea ("Drawing the tiger" ). Criterio essenziale della selezione, la dimensione cinematografica delle opere, per una proposta di qualità capace di mettere in giusto valore i temi affrontati e il punto di vista degli autori.
Ogni violazione dei diritti umani si manifesta con le medesime, violente e inaccettabili modalità repressive. Ma ogni situazione denunciata attraverso i film in programma è ancorata a un preciso contesto internazionale, nazionale, regionale e politico. Per questo motivo, fin dal suo debutto, il Festival Diritti Umani Lugano ha deciso di integrare la maggior parte delle opere proposte con incontri in cui vengono invitati i protagonisti delle varie situazioni documentate, nonché analisti, ricercatori ed esponenti delle organizzazioni umanitarie che, con il loro intervento, contribuiscono a illustrare e spiegare situazioni geo-politiche e sociali che per essere comprese vanno contestualizzate. Altrettanto avviene per il Programma Giovani: anch’esso articolato in film e dibattiti, ha come obiettivo di incoraggiare gli studenti a una maggiore partecipazione attiva e a una migliore comprensione dei Diritti Umani. Le violazioni cui assistiamo esigono la promozione di un dialogo continuo e di una riflessione consapevole sui Diritti Umani, la loro natura e gli strumenti necessari alla loro tutela.
La seconda edizione del Festival Diritti Umani Lugano ha scelto di dare voce a due cause molto importanti con due dediche.
Protagonista della serata d’apertura, giovedì 15 ottobre, sarà il popolo eritreo, vittima di un regime totalitario che si è macchiato dei peggiori crimini contro l’umanità. La popolazione eritrea è costretta, da anni, a un vero e proprio esodo. Già da molto tempo la Svizzera e in particolare il Canton Ticino accolgono i migranti eritrei che richiedono asilo politico.
La serata di chiusura, domenica 18 ottobre, è dedicata a un simbolo della lotta per la libertà di stampa e di espressione: il blogger giornalista Raif Badawi, detenuto in Arabia Saudita e condannato a 1.000 frustate e 10 anni di prigione. Con i suoi appelli per la liberazione del marito, la moglie Ensaf Haidar, che insieme ai tre figli ha trovato rifugio in Canada, sensibilizza con coraggio e tenacia l’opinione pubblica e dà un contributo essenziale alla lotta per la libertà di espressione, diritto fondamentale dell’uomo.