Economia
Dal Ttip a Deaton, la reazione alla finanza padrona
Un premio Nobel “sociale” testimonia la vivacità culturale che sta dietro alle grandi battaglie per un economia più giusta: dal no al Ttip alla tassa sulle transazioni finanziarie, fino alla distinzioni tra banche di credito e banche d'affari e al gioco d'azzardo. Intervista con l'economista Leonardo Becchetti
Mentre Angus Deaton vinceva un Nobel per l'economia «molto pertinente la nostra epoca», come lo ha definito Pierangelo Dacrema su Vita.it a Berlino 250 mila persone sfilavano in corteo per dire no alla “Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti” più noto come Ttip. Due eventi in apparenza slegati ma che nascondono un legame recondito fortissimo. Ne abbiamo parlato con l'economista Leonardo Becchetti.
In cosa consiste la battaglia per lo Stop al Ttip?
Il tentativo è quello di ottenere di più sui fronti dell'antitrust internazionale. Le preoccupazione, legittima, è che si sia di fronte ad una corsa al ribasso sui diritti. Ma è difficile parlarne perché si fa di tutto per tenere la trattativa ad un livello tecnico e non politico. Che è un trucco per tenere l'opinione pubblica tagliata fuori.
Perché questo trucco?
Preferiscono che la cosa sia discussa tra addetti ai lavori. Il problema infatti è di rappresentatività perché questi addetti sono molto sensibili alla pressione delle lobby. È lo stesso problema che c'è sulla riforma della finanza. Per questo è importante il lavoro di divulgazione che rende il tema accessibile e chiaro a tutti.
.Angus Deaton ha vinto un Nobel che è stato salutato con stupore. Anche lei si è stupito?
Di solito si fa alternanza tra autori mainstream e autori un po' più sociali. Qualche anno fa vinse Elinor Ostrom anche lei poco mainstream. Oggi va a un professore che si occupa di temi sociali in senso stretto. E lo vince per aver costruito strumenti d'analisi che sono poi usati da tutti in microeconomia. Ha dato un contributo importante sui temi del consumo, del reddito e della povertà.
Qual è il cuore del suo lavoro?
Innanzitutto il suo obbiettivo è ridurre la povertà assoluta. La cosa più interessante è che ha cercato strumenti per misurare le dimensioni del benessere. Usando ad esempio il rapporto tra salute e reddito. Scoprendo che un aumento del Pil non significava anche un aumento di salute e quindi di benessere. È stato un antesignano di quello che è il nostro lavoro per superare l'unicità del Pil.
Quindi in qualche modo è un Nobel che culturalmente è vicino a battaglie come quella del Ttip?
La sua premiazione è un segnale importante. Dimostra che c’è la vivacità culturale. Il problema di oggi infatti è l'equilibrio dei poteri, che non c'è. Alcune lobby sono effettivamente troppo ricche e troppo potenti e riescono a dare scacco a istituzioni e società civile. Tutto ciò che tende a ridimensionare il troppo potere contrattuale delle multinazionali transnazionali è una buona notizia.
Quindi l'obbiettivo qual è?
Noi troviamo che uno dei luoghi dove questo squilibrio ha assunto una dimensione esagerata è la finanza. Dove si lavora esclusivamente sul guadagno a breve termine, come nell'azzardo. Abbiamo bisogno di capitali dormienti, sul lungo termine, non speculativi. Per ottenere questo risultato bisogna cambiare alcune regole attuali. Ad esempio tassare la velocità, tassare le transazioni rendendo meno conveniente usare il capitale per la speculazione. Poi distinguere tra banca di credito e banca d'affari, garantendo ai cittadini che i propri soldi sono usati per l'economia reale. E poi la riforma dei salari di manager e traders. Questo squilibrio sul variabile legato alle performance è un’altra espressione della speculazione finanziaria.
E su questo Deaton può essere un punto di riferimento?
La cosa interessante di Deaton è che ha lavorato su tantissimi sistemi per misurare la povertà, al di là dei salari. Il salario infatti è uno dei valori più manipolati. In particolare ha usato il consumo. Un tema molto importante nel momento in cui in Italia si parla di salari minimi e reddito di cittadinanza. Guardando come consuma una persona per Deaton si capisce il suo tenore di vita. Semplificando se una persona spende tutto per mangiare sarà povera. Più la spesa per il cibo è proporzionalmente bassa più sale il benessere della persona. Ha dimostrato che il Pil non è un indicatore attendibile. In qualche modo a rivoluzionato il modo di guardare al benessere della società. Se l'indicatore usato fino ad oggi si rivela limitato, anche tutta le politiche adottate fono ad oggi lo saranno.
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