Economia

Realizzato il primo progetto di ricerca sulle imprese sociali femminili in Europa

Si chiama WEstart, è un progetto della European Women's Lobby, e ha mappato 1000 imprese sociali femminili in 10 Paesi della EU per conoscere meglio lo stato dell'imprenditoria sociale femminile in Europa. Lo scopo finale?  Estendere la mappatura ai restanti Stati membri e ai Paesi candidati.

di Cristina Barbetta

WEstart è il primo progetto di ricerca sulle donne imprenditrici sociali in Europa. E' stato realizzato dalla European Women’s Lobby (EWL), la più grande organizzazione ombrello di associazioni di donne nella UE, che promuove i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere in Europa.
WEstart ha mappato e identificato 1000 imprese sociali di donne in 10 Stati membri dell’Unione Europea: Francia e Germania, Bulgaria e Ungheria, Italia e Spagna, Svezia e Lituania, Irlanda e Gran Bretagna, creando il primo database di imprese sociali al femminile in Europa.

Si tratta di un progetto pilota della durata di un anno, appena conclusosi «il cui scopo principale è conoscere meglio la situazione e lo stato delle cose dell’imprenditoria sociale al femminile in Europa e aumentarne la visibilità a livello di politiche nazionali e comunitarie».

«L'enorme potenziale dell'economia sociale di contribuire alla crescita è ampiamente riconosciuto dai politici», afferma Emily Usher Shrair, Project Manager del progetto WEstart, e fondatrice e CEO di due imprese sociali femminili. «Tuttavia prima di questo studio, i dati sulle imprese sociali femminili in Europa erano inesistenti. Non sapevamo chi fossero, che cosa facessero, o che tipo di impatto economico e sociale avessero. Ora lo sappiamo: e abbiamo riscontrato che hanno più impatto e più potere trasformativo di quanto avessimo potuto immaginare. Hanno un alto potenziale, e il settore è pronto per l'investimento».

Questo progetto pilota è il primo passo di una strategia di lungo termine per aiutare a promuovere l’imprenditoria sociale femminile, mettendo in contatto imprenditori sociali e facendo advocacy per un cambiamento politico che supporti la leadership femminile in questo settore in crescita. L’obiettivo è estendere la mappatura nei restanti Stati membri dell’Unione Europea e nei Paesi candidati.

All’interno di ciascuno dei 10 Stati la mappatura è stata intrapresa da un consulente nazionale. Sono state realizzate circa 100 interviste con imprenditrici sociali. Più di 370 imprenditrici sociali provenienti dai 10 Paesi mappati hanno partecipato a un sondaggio online che ha contribuito alla ricerca.

Oltre al primo database di imprese sociali al femminile in Europa il progetto ha prodotto un Final Synthesis Report e 10 mini-report nazionali.

Alcuni dati chiave emersi dalla ricerca

I risultati socio-economici più interessanti mostrano che le donne imprenditrici sociali sono a capo di imprese sostenibili, promuovono la creazione di lavoro, e molte di loro hanno potenziali di reddito molto alti.

Più della metà delle donne imprenditrici sociali ha affermato che pensa di avere avuto abbastanza successo, mentre il 40% pensa di avere avuto molto successo.

«Abbiamo riscontrato che le donne imprenditrici sociali sono più innovative degli uomini», afferma Emily Usher Shrair. Per quanto riguarda le motivazioni «la maggioranza delle donne che decidono di creare un'impresa sociale sono alla loro prima esperienza e sono motivate da un bisogno sociale che osservano nella loro comunità. E sono meno motivate a fare profitto rispetto agli uomini.
I settori in cui sono più attive sono quelli della salute, dei servizi sociali, dell'educazione e della comunicazione».
Gli ostacoli maggiori che le donne imprenditrici sociali devono affrontare sono legati all'accesso ai finanziamenti, alla burocrazia, alla politica e alla legislazione a livello nazionale e comunitario.

Per quanto riguarda l'uguaglianza di genere, circa il 90% delle donne afferma di contribuire all'uguaglianza di genere nel proprio Paese attraverso la propria impresa sociale. E l'85% delle donne imprenditrici sociali pensa di supportare e dare maggior potere alle altre donne attraverso la loro impresa.

«Le donne imprenditrici sociali continuano a rimanere invisibili all'interno del panorama politico e questo deve cambiare. La nostra ricerca è molto opportuna dal momento che la mancanza di dati sulle imprese sociali femminili e sull'impresa sociale in generale è preoccupante”, afferma Joanna Maycock, Segretario Generale della Europen Women's Lobby. Non c'è nessun riferimento alle donne o alle tematiche di genere nella Social Business Initiative, e non c'è nessuna prova che verrà applicata una “lente di genere”, o che i dati verranno disaggregati per sesso. Speriamo che la nostra ricerca potrà essere di esempio per mostrare come una “lente di genere” può e dovrebbe essere applicata a tutte le ricerche sull'impresa sociale».

La campagna della European Women's Lobby per le donne imprenditrici sociali

La Commissione Europea ha lanciato il primo Premio Horizon per l'Innovazione Sociale. In palio ci sono 2 milioni di euro.
5 tematiche , tra le quali l'imprenditoria sociale femminile,sono state selezionate come “sfide sociali” (social challenges) che possono concorrere al premio.
Il lavoro svolto dalla European Women's Lobby, anche durante la conferenza finale di WEstart (11 settembre, Bruxelles) ha contribuito a fare sì che l'imprenditoria sociale femminile venisse inclusa tra le 5 tematiche.
Solo una sfida sociale vincerà il premio e la votazione dipende dal pubblico che usando l'ashtag #IvoteWomen può votare online per la tematica dell'imprenditoria sociale femminile.
L'ashatag generico del concorso è #Ivotehorizon.

La European Women's Lobby sta lanciando una grande campagna per incoraggiare il pubblico a votare.
La votazione chiude il 21 ottobre 2015 e i risultati saranno annnunciati il 22 ottobre sulla pagina web dell'Horizon Prize for Social Innovation.

Foto di apertura: JOHANNES EISELE/AFP/Getty Images

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