Welfare

Usa: 300 giuristi contro i tribunali speciali

Lo hannno scritto in una lettera aperta partita dalla Law School di Yale, una delle maggiori facolta' di giurisprudenza degli Stati Uniti

di Gabriella Meroni

Si allarga il coro delle critiche al piano del tribunali militari per processare i terroristi. Sono oltre 300 i professori americani di diritto che hanno firmato la lettera, partita dalla Law School di Yale, una delle maggiori facolta’ di giurisprudenza degli Stati Uniti, in cui si definisce l’ordine di George Bush che istituisce queste corti ”legalmente inadeguato, non necessario e poco saggio”. I giuristi, che rappresentano un’ampia gamma di istituzioni ed associazioni e di orientamenti politici, ritengono che questo tipo di tribunali violerebbero la fondamentale separazione dei poteri, non garantirebbero gli standard dell’equo processo richiesti dalla costituzione. E fornirebbero al presidente uno strumento per violare trattati e convenzioni internazionali vincolati. Nella lettera, inviata a Patrick Leahy, il democratico che guida la commissione Giustizia del Senato che ha assunto una posizione critica nei riguardi della misura, si sottoline anche, come avevano fatto associazioni americane che si battono per il rispetto dei diritti umani nel mondo, come Human Rights Watch, che l’istituzioni di questi tribunali militari e segreti toglierebbe in futuro agli Stati Uniti l’autorita’ di condannare, come ha fatto piu’ volte in passato, il ricorso in paese a regimi dittatoriali di procedimenti segreti e sommari, magari ai danni di cittadini americani. L’ordine del 13 novembre scorso, firmato da Bush in qualita’ di comandante della Forze armate americane, prevede che sia il presidente a decidere quali dei cittadini stranieri accusati di terrorismo debba essere giudicato da commissioni militari speciali, nominate dal ministro della Difesa, che condurranno il processo a porte chiuse. Le sentenze, anche capitali, che scaturiranno da questi tipi di procedimenti non saranno sottoposte a revisioni o appelli. Judith Resnik, la professoressa di Yale che ha scritto la lettera, mette in discussione uno dei maggiori argomenti usati dall’amministrazione Bush per giustificare fa l’ordine, cioe’ che corti federali non abbiano mezzi adeguati, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza, a svolgere questi processi. ”Quello che auspico e’ un dialogo aperto e costruttivo fra l’amministrazione ed il Congresso per esplorare i pro ed i contro del ricorso alle via giudiziarie tradizionali” ha detto, sottolineando, insieme ad altri esperti, che una degli altri elementi preoccupanti dell’ordine e’ che l’amministrazione ha proceduto senza chiedere l’autorizzazione del Congresso.


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