Famiglia
La famiglia non è più quella che pensiamo
È il tema di copertina del numero di Vita di ottobre. Dalla questione della nullità lanciata dal Papa, alla legge sulle unioni civili, sino alla straordinaria disponibilità mostrata all’accoglienza dei migranti: per la famiglia italiana è stagione di grandi cambiamenti
Non si parla di un soggetto sociale ormai un po’ sorpassato nel numero di Vita in edicola da venerdì. Si parla di un soggetto nuovo, dal profilo inedito, tutto da esplorare e da conoscere. Definire in questi termini la famiglia può sembrare un paradosso, o un gioco di parole un po’ ad effetto. Invece basta scorrere l’oggettività dell’agenda di questo periodo, per capire che siamo di fronte a mutamenti davvero profondi. Scorriamo dunque questa agenda.
Il primo scossone lo ha dato Papa Francesco con il Motu proprio che rende più semplici i percorsi per riconoscere la nullità dei matrimoni. La cosa ha avuto, alla vigilia del Sinodo dedicato alla famiglia, un effetto destabilizzante nei confronti di una parte della Chiesa che sembra perdersi una volta che le vengono sottratti terreni per entrare in conflitto con il mondo. Francesco parte da un assioma semplice: non esiste famiglia perfetta; in questo orizzonte contrassegnato da una imperfezione da cui nessuno è immune, è disumano non dare una via di uscita a chi avendo sbagliato, riconosce di aver sbagliato e chiede la possibilità di ritentare. La cosa non riguarda solo i cattolici, perché mette tutti davanti alla serietà del “secondo tentativo”. Come dice Alberto Melloni nell’intervista che potete leggere sul numero del magazine in edicola da venerdì «la qualità della relazione è il fine stesso della relazione. Il primo bene sociale che il matrimonio produce è una relazione fatta di libertà e di uguaglianza». Questo è un valore sociale impagabile, che genera a cascata una quantità di altri beni, o meglio di altro bene. Il secondo tentativo quindi ha valore proprio in questa prospettiva. E lo ha per tutti, non soltanto per chi si dice cattolico.
Tornando all’agenda, nelle prossime settimane dovrebbe andare in porto la legge sulle unioni civili. Anche in questo caso, comunque la si pensi, dobbiamo con sincerità confrontarci con un paradosso: il desiderio di rendere fissa e riconosciuta la propria relazione è più forte, più “pubblico” nelle coppie con lo stesso sesso, che in quelle tradizionali che sono invece affette dal fenomeno del “de-mariage”. L’intervista a Maria Silvia Fiengo, che da 20 anni vive con Francesca Pardi, con la quale ha costruito una famiglia con quattro figli, è una bellissima testimonianza di “qualità della relazione”, secondo quanto auspicato da Melloni.
Infine, c’è un terza scadenza in agenda. È la sfida dell’accoglienza. Davanti ad un fenomeno dalle caratteristiche epocali e dalla portata umana gigantesca, le famiglie italiane potevano trincerarsi nel presidio del proprio benessere. Invece nelle prossime pagine trovate la documentazione di un fenomeno opposto. Le porte di tante case si sono aperte. I numeri allestiti per raccogliere le disponibilità delle famiglie sono stati travolti dalle chiamate. Un fenomeno che ha preso in contropiede i propagandisti della paura. È la dimostrazione che la qualità delle relazioni della famiglia, produce in cascata una qualità di relazioni sociali, ad ogni livello.
Infine, il meticciato delle nostre città sta sperimentando anche una realtà di famiglia che va oltre il modello borghese, del nucleo trincerato nel fortino del proprio appartamento. Il laboratorio complesso, complicato ma affascinante delle 200 famiglie di ogni etnia che abitano nei cortili di un vecchio palazzo milanese, in via Bligny 42, è forse in anteprima il modello della famiglia che verrà: la famiglia “comunicante
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