Welfare

Droga: regioni chiedono riesame decreto Berlusconi

Il decreto del presidente del Consiglio dei ministri che ha istituito nel novembre scorso il Dipartimento nazionale per le politiche antidroga ''presenta grosse irregolarità"

di Redazione

Il decreto del presidente del Consiglio dei ministri che ha istituito nel novembre scorso il Dipartimento nazionale per le politiche antidroga ”presenta grosse irregolarita’ nei confronti della disciplina e dei poteri istituzionali previsti da parte dello Stato e delle Regioni sulla materia”. Questo e’ il pesante rilievo espresso in un documento, sottoscritto all’unanimita’ dalla Conferenza degli Assessori regionali alle politiche sociali, riunita a Roma, e coordinata dall’assessore veneto Antonio De Poli e che sara’ sottoposto domani al vaglio della Conferenza dei Presidenti delle Regioni. Secondo De Poli, le irregolarita’ deriverebbero ”dalla legislazione in vigore e maggiormente definiti dalle modifiche costituzionali del titolo V. Richiamiamo percio’ il governo -ha detto ancora De Poli- ad un corretto rapporto tra le istituzioni e chiediamo un immediato esame del provvedimento con la contestuale sospensione dell’iter gia’ intrapreso”. L’assessore spiega in estrema sintesi che ”le regioni sono fermamente contrarie a questa formulazione del decreto e gli assessori regionali hanno chiesto ai presidenti delle regioni di esprimere formalmente questa contrarieta’ giovedi’ prossimo durante i lavori della conferenza Stato-Regioni. Il documento degli assessori regionali specifica che ”il decreto governativo attribuisce al Dnpa (dipartimento nazionale per le politiche antidroga) molte competenze regionali che travalicano i livelli essenziali delle prestazioni in materia di lotta alla droga , che sarebbero essenziale compito del governo e riaccentra, a livello nazionale, le competenze regionali di Piani e programmi di sorveglianza sull’operato regionale e locale, nonche’ – si legge ancora nel documento- fa scelte dettagliate quali quelle individuate dall’art. 4 del decreto (liberta’ di scelta del programma terapeutico e socio riabilitativo della persona)”. Ma non e’ tutto. Per gli Assessori regionali, il decreto, inoltre, ”allarga la competenza dello Stato, anche se apparentemente si fa passare come riordino della Presidenza del Consiglio dei ministri a compiti gestionali che debordano largamente l’azione di indirizzo e di coordinamento del governo, peraltro superata dalle modifiche costituzionali”. Oltre a questi precisi rilievi di merito De Poli aggiunge che ”il decreto non ha seguito l’iter procedurale previsto dagli accordi e dalle norme sui rapporti tra Stato e Regione”. Il documento degli assessori evidenzia, infine, in misura specifica che ”non vi e’ stata alcuna concertazione preventiva con le regioni, stante la competenza strettamente regionale sulla materia, e non si e’ seguito l’iter previsto dal decreto legislativo 281/97”.


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