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Prof, parliamo di immigrazione

Si torna a scuola. Dopo un’estate scandita da notizie quotidiane di migliaia di nuovi arrivi. Dopo un’estate in cui un Paese europeo, l’Ungheria, ha costruito un nuovo muro di 175 km. VITA propone agli insegnanti una lezione per chiarire le idee può essere utile. 10 domande e 10 risposte…

di Daniele Biella

1. L’immigrazione è un fenomeno del nostro tempo?
Lo è nel senso che per la prima volta l’Italia è Paese di arrivo e non di partenza. Ma il nostro Paese nella sua storia ha conosciuto imponenti movimenti migratori verso altri Paesi occidentali. Tra 1876 e 1970 un numero quasi equivalente alla popolazione italiana al momento dell’Unità nazionale (23 milioni di abitanti) ha lasciato il nostro Paese. Oggi in Brasile sono ben 27,2 milioni i discendenti degli emigrati italiani, in Argentina sono 19 milioni, negli Usa 17 milioni. Dopo la Seconda guerra mondiale c’è stata un’altra ondata migratoria verso i Paesi europei più industrializzati. Per fare un esempio, lo stato italiano firmò nel 1955 un patto di emigrazione con la Germania con il quale si garantiva il reciproco impegno in materia di migrazioni e che portò quasi tre milioni di italiani a varcare la frontiera in cerca di lavoro.

2. Perché in questo 2015 stanno arrivando così tanti migranti?
Le 340mila persone arrivate in Europa nei primi sette mesi dell’anno – è un record assoluto – scappano per la stragrande maggioranza dal peggioramento delle condizioni di vita a causa di guerra (Siria), persecuzioni politiche (soprattutto Eritrea, poi Sudan e Gambia) e terrorismo (Afghanistan, Iraq, Pakistan, Mali e Nigeria). I migranti provengono infatti almeno per il 90% dagli Stati appena citati. Sono aumentati di molto i siriani che raggiungono le coste delle isole greche dalla Turchia: provengono direttamente dalla Siria, Paese oramai distrutto dopo quattro anni e mezzo di guerra civile, o vengono via dai campi profughi turchi in cui si erano sistemati nei mesi o negli anni scorsi a causa del peggioramento delle condizioni di vita e della mancanza di prospettive. È importante tenere a mente che la maggior parte delle famiglie siriane era abituata comunque a un tenore di vita medio-alto, quasi uguale a quello che abbiamo qui in Italia. In Eritrea invece è in vigore una dittatura sempre più feroce e, per evitare il servizio militare obbligatorio, sono i giovani a fuggire in massa. In Afghanistan e Pakistan i talebani e in Nigeria le milizie estremiste di Boko Haram hanno aumentato i loro attacchi verso la popolazione civile causando un aumento delle persone in fuga, mentre in Iraq è ora l’avanzata dell’Isis a costringere intere comunità a scappare. A questi numeri va aggiunto anche il numero di chi non ce la fa ad arrivare alla meta: in particolare i morti in mare nel Canale di Sicilia. Solo nel 2015 sono oltre duemila. Ciò significa che ogni due ore un migrante muore nel Mediterraneo!

Il resto su Vita Magazine di settembre

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