Cultura
Scolarità: in Lombardia è più bassa della media nazionale
Contrariamente a quanto ci si attenderebbe, molti ragazzi lombardi si fermano alla licenza media
E’ basso il tasso di scolarita’ in Lombardia. Per i ragazzi da 3 a 18 anni e’ del 79,1%, 5,6 punti in meno rispetto all’84,7% nazionale. Contrariamente a quanto ci si attenderebbe, in virtu’ dei piu’ alti livelli di reddito e di dotazione di servizi sociali, sono molti i ragazzi lombardi che non frequentano materne e superiori. E’ forse questo l’elemento piu’ sorprendente emerso dallo studio della Cisl regionale lombarda, che ha elaborato i dati del ministero della Pubblica Istruzione, mettendo a confronto gli indici provinciali, regionali e nazionali relativi alla scuola pubblica.
In Lombardia si contano oltre 1 mln di studenti, suddivisi in 48.743 classi, gli addetti sono piu’ di 145 mila, occupati in quasi 2.700 sedi. I bambini delle materne sono 100.109, 364.677 gli alunni delle scuole elementari, 255.062 quelli delle medie inferiori e 316.838 gli iscritti alle superiori. Negli ultimi cinque anni la popolazione scolastica e’ cresciuta del 3,8%.
Complessivamente, gli studenti lombardi sono il 13,2% del totale nazionale. La situazione varia in modo significativo tra le diverse province e per ordine di scuola. Gli scarti maggiori si hanno per i bambini delle materne, la cui incidenza sul totale e’ compresa tra il 6,6% di Varese e il 17,1% di Mantova. Scarti abbastanza ampi si riscontrano anche per gli alunni delle superiori (dal 27,3% di Mantova al 35,6% di Cremona) e delle elementari (tra il 31,9% di Cremona e il 38,6% di Como).
Anche i tassi di scolarita’ presentano un’escursione abbastanza ampia tra una provincia e l’altra. Superano infatti ampiamente la media regionale le province di Mantova (89,6%), Sondrio (88,8%), Cremona (87,8%), Lodi (86,7%) e Pavia (85,3%). Il tasso piu’ basso e’ quello di Lecco (73%, 6 punti percentuali sotto la media regionale), mentre prossime alla media sono Varese, Milano e Brescia.
”Il basso tasso di scolarita’ e’ indice di una inadeguata capacita’ di valorizzazione delle risorse umane e rappresenta un limite alle necessita’ di innovazione dell’economia lombarda -spiega il segretario generale della Cisl, Carlo Borio, insegnante – per i giovani tra i 14 e i 18 anni esso e’ in parte conseguenza delle maggiori opportunita’ di lavoro offerte dal sistema produttivo, che possono costituire un disincentivo alla prosecuzione degli studi oltre il ciclo dell’obbligo”.
Quale indirizzo scelgono i ragazzi lombardi a scuola? La scelta prevalente si indirizza per il 43,4% verso gli istituti tecnici, 5,2% in piu’ rispetto alla media nazionale. Seguono con il 22,9% (+0,2%) gli istituti professionali, i licei scientifici (18,8%, -0,5%), magistrati (6%, -0,9%), istituti d’arte e licei artistici (3,4%, -0,5%). Decisamente piu’ significativo lo scarto tra le scelte lombarde e nazionali per quanto riguarda i licei classici: siamo al 5,4%, con una differenza del -3,7%.
Numerosi anche i dati relativi a particolari categorie di studenti quali nomadi, stranieri, portatori di handicap. Nell’anno scolastico 2000/2001 nel complesso delle scuole pubbliche e private della Lombardia, gli studenti di nazionalita’ estera erano 36.473 e rappresentavano il 3,1% del totale, contro l’1,8% in Italia. I portatori di handicap erano 15.757, con una quota dell’1,4% sul totale della popolazione studentesca (1,6% in Italia). Nelle scuole della regione erano inoltre presenti 1.494 nomadi, che rappresentavano lo 0,12% del totale degli studenti.
”Assicurare il diritto allo studio e’ un dovere della scuola pubblica, per questo non condividiamo il modello di Buono scuola proposto dalla Regione Lombardia -ha sottolineato Borio, in occasione della presentazione della ricerca – la giunta non ha dato risposta positiva alla nostra richiesta di allargamento delle spese ammissibili per i libri di testo, mense e trasporti e, piu’ in generale, a integrare le risorse stanziate per il Buono scuola con quelle per il diritto allo studio. In questo modo il Buono scuola non acquista i caratteri di provvedimento rivolto all’insieme delle famiglie degli studenti che frequentano la scuola, sia pubblica che privata”.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.