Mondo
Migranti, a 75 Km da Mineo il Centro modello
A Mazzarino in provincia di Caltanissetta l'associazione i Girasoli è diventata un punto di riferimento per chi si occupa di accoglienza. Con una ricetta semplice: dimensioni piccole, rapporto con la comunità e tanta, tanta formazione, sia professionale che civile
Mentre il Viminale cerca alberghi, campeggi e residence per trovare 20mila nuove sistemazioni per i migranti e il maxi centro di Mineo è di nuovo al centro delle cronache giudiziarie (il Corriere oggi pubblica il verbale dell'interrogatorio a Luca Odevaine) e nere (un immigrato ospitato a Mineo è accusato dell'omicidio di una coppia di anziani in provincia di Catania), proprio a pochi chilometri da Mineo, a Mazzarino, provincia di Caltanissetta, 75 km dal Centro si trova una delle esperienze modello dell'accoglienza.
Nel bando per il triennio 2014-2016 erano il primo progetto della graduatoria nazionale per i minori richiedenti asilo. Il Servizio centrale dello Sprar, nei suoi rapporti annuali, li ha citati più volte, mettendo in luce diverse buone pratiche, e invitando implicitamente altri progetti a adottarle. Per i responsabili dell’associazione I Girasoli, però, è tutto normale. Ed è anche normale, e giusto, fare accoglienza in una terra avida di acqua e di opportunità lavorative come la provincia di Caltanissetta, nel cuore più profondo della Sicilia. Con una ricetta semplice: dimensioni piccole, rapporto con la comunità e tanta, tanta formazione, sia professionale che civile. Perchè, spiega la coordinatrice del progetto per minori Cettina Nicosiano, “non potremmo far trovare un lavoro a tutti, ma possiamo insegnare loro i diritti, e a battersi per averli”.
Michele Liuzza guida disinvolto sulla Mazzarino – Caltanissetta. Un percorso che fa quasi una volta al giorno. “A Mazzarino è nato tutto”, racconta il coordinatore dei progetti Sprar per adulti, “la cooperativa, che nel 2004 si occupava di persone con disagio psichico grave, e poi il primo progetto di accoglienza per richiedenti asilo, del 2007”. A ogni curva snocciola una delle buone pratiche di accoglienza riconosciute dal Sistema per la Protezione dei Richiedenti Asilo e Rifugiati: “sono stratagemmi per aggirare ostacoli e lentezze della burocrazia e far sì che i richiedenti asilo possano accedere a servizi a cui hanno diritto”. Qualche esempio: un protocollo d’intesa con l’azienda sanitaria locale, che consente di farsi curare in regime di esenzione anche a chi non ha ancora ricevuto i primi documenti come richiedente asilo, oppure un accordo con i comuni per avviare l’iscrizione anagrafica con il solo attestato nominativo (il primo documento rilasciato a chi chiede asilo). Ma è sul piano della formazione che I Girasoli hanno investito di più: “partiamo dall’alfabetizzazione, dunque tutte le mattine gli ospiti fanno lezioni di italiano, propedeutiche all’iscrizione alla terza media serale, e a tutti cerchiamo di far fare un tirocinio professionale”. Se l’azienda non ha i requisiti per avviare il tirocinio, troppo stretti per un territorio difficile e popolato da ditte individuali, si propone il “project work”: un’esperienza formativa “on the job” di alcuni mesi, che di fatto sostituisce il tirocinio. Un’altra delle buone pratiche segnalate dallo Sprar, che ha permesso ad alcuni ospiti di diventare panettieri, operai, pasticceri.
L’idea, conclude Liuzza, è di “cogliere tutte le opportunità di formazione e interazione con la comunità locale”. Non a caso I Girasoli sono partner di importanti progetti regionali, per attività di formazione pensate con Libera, Arci e diversi enti locali siciliani. “Ci chiamano in molti, per chiederci consulenza, proporci di entrare in nuovi progetti di accoglienza – sottolinea Cettina Nicosiano – ma preferiamo restare piccoli e lavorare bene; fare accoglienza significa avere coraggio e, soprattutto, lavorare per il cambiamento di tutti: rifugiati e cittadini della Sicilia. E questo non lo puoi passare ad altri”. I Girasoli lavora nei comuni nisseni di Caltanissetta, Mazzarino, Sutera e Milena e, dal 2014, anche a Barcellona Pozzo di Gotto, nel messinese, ospitando in totale 140 persone, in appartamenti distribuiti sul territorio. Proprio a Barcellona è nata l’ultima, in ordine di tempo, delle buone pratiche riprese dallo Sprar: si tratta di Radio Sprar, una web radio fatta dai rifugiati. Che, come a Caltanissetta, nel tempo libero hanno insegnato inglese e inventato nuovi itinerari turistici.
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