Politica

Autismo, tocca alle Regioni dare concretezza alla legge

L'intervento di Daniela Bianchi, consigliera regionale in Lazio e prima firmataria di una proposta di legge che chiede uno screening entro i primi 18 mesi di vita

di Daniela Bianchi

Il 5 agosto la commissione Igiene e Sanità del Senato, in terza lettura e in sede deliberante, ha approvato la prima legge nazionale sull'autismo (Disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie, non ancora in GU). Una legge discussa, che ha diviso le famiglie: c’è chi è soddisfatto del traguardo raggiunto e chi sostiene che non cambierà nulla, soprattutto perché la legge non mette soldi. Ci ha scritto in proposito Daniela Bianchi, consigliera Regionale PD del Lazio, vice-Presidente della Commissione Cultura e prima firmataria della Proposta di Legge regionale n. 175 "Linee d’indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità e dell’appropriatezza degli interventi sanitari, socio-sanitari e sociali a favore delle persone minori, adolescenti e adulte affette dai disturbi dello spettro autistico e interventi di sostegno alle loro famiglie”. Ecco il suo testo.

L’autismo è un tema che coinvolge tutti. Le stime parlano di 600 mila persone in Italia e oltre 3 bambini autistici ogni 1000 nati; nonostante questa diffusione, ancora oggi non esistono studi certi e solo da poco l’Italia ha una legge sull’autismo. Ora è necessario accelerare per dare concretezza a livello regionale al provvedimento del Senato, a partire dall’obbligo per i nuovi nati dello screenning entro i due anni di vita.

Sono felice che il Senato abbia approvato in tempi strettissimi la prima legge sull’autismo. Il testo approvato infatti demanda alle regioni il funzionamento dei servizi di assistenza e la definizione di centri di eccellenza e coordinamento nella rete sanitaria regionale. Tocca a noi consiglieri regionali adesso battere un colpo e raccogliere quanto di buono arriva dalla norma nazionale. In Lazio esiste già una proposta di legge regionale sull’autismo, scritta assieme ad esperti, associazioni di genitori ed operatori che abbiamo depositato oltre un anno fa in Consiglio. Al momento la PL, di cui sono prima firmataria, è sottoscritta da altri 13 consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione.

La proposta regionale ha le stesse finalità della legge nazionale, definendo un piano di azione regionale che punta ad integrare e offrire nuovi servizi sociali, scolastici (con insegnanti specializzati), formativi e di avviamento al lavoro per tutte le persone con Disturbo dello Spettro Autistico (DSA). In questo modo si garantirebbe un’assistenza continua e per tutto l’arco della vita alla persona autistica, dalla prima infanzia all'età adulta, con la possibilità di essere inserita anche nel mondo del lavoro. Insomma, quello che le famiglie ci chiedono da anni: dare una vita dignitosa alle oltre 6 mila persone autistiche del Lazio. L’azione che toccherebbe da vicino tutti i cittadini resta la diagnosi precoce obbligatoria per i nuovi nati. Nella proposta infatti si rende obbligatorio lo screening entro i primi 18 mesi di vita del bambino. Non si tratta di esami invasivi, ma di un semplice test con delle domande rivolte ai genitori per capire il comportamento del bambino prima dei due anni. Uno strumento che potrebbero utilizzare direttamente i pediatri che garantirebbe da subito di rilevare il disturbo. Questo garantirebbe cure migliori e meno costose e con maggiori possibilità di recupero della persona.

Dal Senato ci arriva un segnale a cui dobbiamo dare seguito. Vista l’attenzione mostrata sul tema del presidente della Commissione Salute Rodolfo Lena, sono certa che con il via libera alla legge nazionale potrà calendarizzare entro pochi mesi la proposta di legge regionale, per arrivare alla sua approvazione definitiva. Anche considerando l’azione della Giunta Regionale, che con l’impegno del presidente Nicola Zingaretti e dell’assessore Rita Visini ha già stanziato 680 mila euro per sostenere la rete di servizi. Ma senza una legge sul tema queste azioni rischiano di essere demandate solo alla sensibilità politica, senza dare certezze alle famiglie.

Foto by ANWAR AMRO/AFP/Getty Images

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