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La parità di genere quasi raggiunta a scuola, ma gli aiuti non bastano

Il terzo obiettivo del Millennio prevede il raggiungimento della parità di genere entro il 2015, con un impegno particolare per eliminare le disuguaglianze nell’accesso alla scuola, al lavoro, alla politica. Ma solo il 5 per cento degli aiuti allo sviluppo dei paesi Ocse è stato diretto a progetti superare le disparità, come denuncia l’agenzia Un Women.

di Donata Columbro

Almeno a scuola, è parità. Le bambine hanno raggiunto i bambini nell'accesso all’istruzione primaria. Il terzo obiettivo del Millennio, quello che ha impegnato i governi nella promozione dell'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne, può contare su un dato positivo: nel 2010 c'erano 97 ragazze su 100 ragazzi iscritte a un ciclo di studi elementari, rispetto alle 91 ragazze su 100 ragazzi nel 1999. Quel tre per cento mancante è comunque un dato da non trascurare, ma a livello globale il risultato è stato raggiunto.

Uno dei motivi che hanno reso possibile il raggiungimento dell’obiettivo è sicuramente l'aumento dell'accesso a scuola in Africa subsahariana, passato dal 58 per cento al 76 per cento tra il 1999 e il 2010 e in Medio Oriente, dove nel 1990 era del 82,96 per cento nel 1990 al 95,61 nel 2013.

Sono dati positivi a livello globale, ma in tre quarti degli stati non è stata raggiunta la parità e gli iscritti maschi superano le femmine. Da qui si apre il rischio per una disparità permanente tra bambini e bambine che comincia nella scuola elementare e prosegue per tutto il percorso scolastico, ma anche nell’accesso al mercato del lavoro.


Qual è stato l’impegno dei governi per il raggiungimento di questo obiettivo?

Esempi positivi non mancano: in Tanzania le tasse scolastiche sono state abolite e sono stati introdotti sussidi per aiutare le organizzazioni di donne nell’agricoltura. I governi di Cambogia, Costa Rica, Mauritius e Sri Lanka hanno ridotto la spesa pubblica nel settore militare e aumentato il fondo per la protezione sociale, investimenti che aiutano indirettamente le donne nel loro lavoro quotidiano di assistenza e cura alla famiglia. In Bolivia e in Botswana i guadagni delle risorse naturali sono usati per fondi pensione universali.

Ma alla conferenza di Addis Abeba dello scorso luglio, dove i capi di stato e i leader della società civile si sono riuniti per discutere di come sostenere economicamente i prossimi Obiettivi, è stato sollevato il problema del finanziamento dei progetti sulla parità di genere: Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttrice esecutiva di Un Women, agenzia delle Nazioni Unite per l'Uguaglianza di Genere e l'Empowerment Femminile, ha denunciato una mancanza di fondi per i progetti mirati a sostenere il terzo obiettivo del millennio. Solo il 5 per cento degli aiuti stanziati dai paesi Ocse tra il 2012 e il 2013 sono stati utilizzati per abbattere le disuaglianze in ambito scolastico, e quando si parla di emancipazione delle donne in ambito economico la percentuale scende al 2 per cento.

Non stupisce che nessun paese abbia raggiunto una vera parità di genere, anche se ci sono stati diversi progressi. Nella politica per esempio: dal 1990 il numero di parlamentari donne è quadruplicato in Medio oriente e in Nord Africa. Anche se in generale nel mondo solo un deputato su 5 è donna e la popolazione femminile continua a essere sottorappresentata nei processi decisionali più importanti.

In ambito economico, la battaglia per la parità dei salari coinvolge tutto il mondo. Negli Stati Uniti la campagna #equalpaynow è stata promossa dallo stessa amministrazione Obama, ma i risultati sono lontani: a livello globale le donne sono pagate il 24 per cento in meno che gli uomini. L’accesso al mercato del lavoro rimane altamente impari e in nessun luogo raggiunge un rapporto di 100 su 100. Nelle regioni in via di sviluppo il 95 per cento dell’occupazione delle donne è nel settore informale, dove l’impiego non è protetto da leggi sul lavoro che garantiscano protezione sociale.

Negli obiettivi di sviluppo sostenibile la parità di genere è il numero 5: realizzare l’eguaglianza, l’empowerment delle donne e delle ragazze ovunque. Ai governi il lavoro non manca.

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