Economia

Appalti sul welfare, le Misericordie: «Noi siamo per il modello zero gare»

L'intervento del presidente Trucchi: «Stiamo assistendo all'emersone con sempre maggior forza soggetti nuovi, di natura profit, che si gettano sul “mercato della salute e del sociale” con metodi e stili tutt’altro che raccomandabili».

di Roberto Trucchi

La Misericordia per un sistema a zero gare. È questa la proposta della Confederazione delle Misericordie d’Italia che sta maturando una profonda riflessione sul sistema di Welfare e sulle possibili dinamiche evolutive del settore sociale e socio-sanitario italiano alla luce dei fenomeni emergenti di carattere socio-demografico ed economico e del cambiamento nelle condizioni di contesto finanziario e gestionale in cui operano i decisori e le aziende pubbliche. Il presidente della Confederazione Nazionale Roberto Trucchi ha affrontato l’argomento per la prima volta durante l’ultima Assemblea Nazionale del 30 maggio scorso a Roma, dove ha analizzato la revisione complessiva del sistema di welfare a cui oggi stiamo assistendo.

È evidente come oggi emergano con sempre maggior forza soggetti nuovi, di natura profit, che si gettano sul “mercato della salute e del sociale” con metodi e stili tutt’altro che raccomandabili. È un fenomeno che si sta espandendo sempre più, nell’ambito del trasporto sanitario e di emergenza come in altri servizi strutturati. Sono soggetti che viaggiano ai limiti della legalità, pagando il personale pochissimo e spesso in modo irregolare, avvalendosi di coperture evidenti, massimizzando il tornaconto economico anche a danno della qualità del servizio, sfruttando ogni più piccolo margine di guadagno.

Questi soggetti riescono a entrare nei sistemi di welfare partecipando a gare pubbliche, ovvero a quel sistema di affidamento che dovrebbe garantire massima trasparenza, equità, correttezza, e che invece si sta rivelando sempre più incapace di filtrare davvero le scelte di ben-essere, in nome di un mercato che tiene conto di tutto tranne di ciò che vale davvero: la prossimità, la solidarietà, l’interesse pubblico.

Con questo sistema ci stiamo scontrando ovunque: in Campania, in Calabria, in Sicilia, nel Lazio, in Toscana. Sul trasporto sanitario, sul 118, sull’accoglienza dei migranti. Scontro vero, aspro, che ci fa finire spesso in tribunale. Fino ad oggi vincendo, perché il far le cose per bene è faticoso ma alla lunga paga.

Noi siamo quelli del fare, come ci richiamava Papa Francesco; siamo quelli della buffa, dell’operare anche senza apparire. Ma occorre chiederci se non sia venuto il momento di denunciare con forza, pubblicamente, queste situazioni di palese e diffusa illegalità. Denunciarle di fronte alle pubbliche amministrazioni, che sembrano non vedere l’evidente; davanti alle autorità giudiziarie, troppo spesso inermi fino all’inerzia; ma soprattutto davanti all’opinione pubblica, che in ampie zone d’Italia mostra totale assuefazione a questo modus operandi.”

Qualcuno potrebbe trovare singolare che questa azione di denuncia venga proprio dalle Misericordie; proprio noi, che talora siamo stati e siamo oggetto di attacchi, di indagini, di esplicite accuse; proprio noi che abbiamo quasi sempre deciso di andare avanti a testa bassa, di non replicare, di rispondere con i fatti alle parole ed alle ingiurie. Ma noi sappiamo chi siamo! E siamo consapevoli che se dobbiamo sempre crescere e migliorarci, se talora possiamo anche sbagliare, tuttavia le nostre basi etiche sono solide, indelebili, testate da 770 anni di fedeltà al mandato di “miseris-cor-dare”! Abbiamo quindi tutte le carte in regola per alzare la voce, per richiamare alla legalità.”

I servizi sanitari e sociali, in particolare quelli ad elevato contenuto relazionale, non possono essere affidati sulla base di una semplice offerta economica, bensì coinvolgendo attivamente il territorio e le organizzazioni di volontariato e non profit presenti. In caso contrario, si perde completamente non solo il radicamento sociale e comunitario del servizio, ma anche la storia, la competenza, la condivisione maturata negli anni con soggetti che hanno a cuore il bene comune non meno della pubblica amministrazione stessa. E con risultati disastrosi, anche dal punto di vista economico.

È una evidenza che occorre oggi riaffermare con forza sul piano sia politico che legislativo. In sanità, nel sociale, le regole sugli appalti non funzionano, rischiano di essere un mero paravento se non si coniugano con sussidiarietà e territorio. Anche perché non consentono di “fare sistema”: come si può pensare di costruire, implementare un sistema di emergenza-urgenza se ogni 3 anni si mette in discussione il partner operativo? Un servizio pubblico essenziale come questo deve essere gestito avvalendosi di un soggetto affidabile e con interesse pubblico! E una gara, magari al massimo ribasso, non è assolutamente lo strumento giusto!

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