Politica
Quella fiera delle vanità che mortifica il non profit
«Sono passati 15 mesi da che Renzi annunciò la Riforma del Terzo settore, quasi un anno da che ha cominciato il suo cammino in Parlamento. Difficile che veda la luce nel 2015. Una sconfitta per tutti». Così Riccardo Bonacina apre con il suo editoriale il numero di Vita in edicola da venerdì 31 luglio
Sembra passato un secolo, e non 15 mesi, da quando Matteo Renzi annunciò al Festival del Volontariato di Lucca una legge Delega per la Riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e del servizio civile. Un annuncio fatto con l’entusiasmo di chi da mesi e ben prima di diventare premier, diceva che “il Terzo settore in realtà è il primo”. Un annuncio fatto con queste parole: «Voi siete un pezzo della scommessa culturale ed educativa, voi siete un pezzo della risposta anche occupazionale in questo Paese, per questo siamo attenti anche alla riforma dell’impresa sociale».
Un entusiasmo riformatore quello del premier che si espresse sia nell’incontro presso la redazione di Vita con le organizzazioni del Comitato editoriale: «Questa Riforma non è un tributo o un omaggio al mondo dei buoni ma un pezzo di futuro dell’Italia. E nel futuro dell’Italia il Terzo settore ha un posto centrale», sia nella conferenza stampa di commento allo strepitoso risultato elettorale delle europee, il 26 maggio dello scorso anno Renzi rimproverò i giornalisti dicendo «avete dato poco spazio e attenzione alla legge delega del Terzo Settore. Per noi invece è uno dei punti nodali dell’azione riformatrice di questa legislatura».
Il testo dell’attesissima Legge delega, nel frattempo discussa in decine di assemblee e incontri, venne poi licenziato dal Consiglio dei ministri del 10 luglio scorso dopo una consultazione popolare online a cui parteciparono 1016 soggetti. Il 22 agosto, finalmente, il testo venne incardinato alla Camera.
È passato quasi un anno da quel momento, quasi quattro mesi da che il testo ottenne l’ok dell’aula, tre mesi da che è stato incardinato al Senato senza che ancora non sia successo nulla se non un triplo rimando della scadenza per la presentazione degli emendamenti.
Un tempo sufficiente per disperdere ogni entusiasmo riformatore, non solo nelle attenzioni del premier che sull’argomento non è più tornato, ma anche tra le organizzazioni che hanno cominciato a guardare al percorso parlamentare con molto scetticismo. Come ha recentemente ricordato Giorgio Napolitano, «Il bicameralismo perfetto ha creato mostri». Ecco, una mostruosità in cui è incappata anche la legge delega di Riforma del Terzo settore.
Può capitare così che dopo le consultazioni online e nelle assemblee in tutto il Paese, alla Camera si facciano 70 audizioni e al Senato il doppione di un’altra trentina, che alla Camera i 20 deputati del Pd presentino 114 emendamenti (su un totale di 430). Ma non potevano parlarsi e presentarne 10? Può succedere che la presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro, rinvii per tre volte una scadenza, per un totale di 2 mesi e mezzo di perdita di tempo senza neppure avvertire il Governo, e che il relatore al Senato, Stefano Lepri sogni di passare alla storia riscrivendo lui una Riforma scritta coralmente.
Insomma, una fiera delle vanità che mortifica una volta di più le legittime attese del mondo non profit. Che si è espresso su Vita.it insieme alle voci dell’Università e di forze sociali importanti come quella della Chiesa cattolica. La realtà preme e in Parlamento si perde tempo. Ce la faranno entro l’anno? Io non ci credo. Se si dovesse arrivare al 2016 sarà una sconfitta per tutti.
blog.vita.it/lapuntina
@rbonacina
Nell'immagine d'apertura Matteo Renzi discute il testo della legge delega con le associazioni in redazione a Vita il 20 maggio 2014
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