Welfare

Da una collina il passaporto per la libert

Pensata per i giovani che hanno subito una condanna penale, l'Associazione La Collina di don Ettore sorge vicino a Cagliari

di Francesco Agresti

Associazione La Collina Indirizzo: località Sotta 09040 Serdiana (Ca) Tel.: 070.743923 (anche fax) Presidente: don Ettore Cannavera Anno di nascita: 1996 Attività: recupero e reinserimento sociale e lavorativo dei giovani adulti (dai 18 ai 25 anni) che hanno subito condanne penali Ospiti: dodici giovani Se siete in cerca di conferme sulla validità della prevenzione come deterrente e del graduale reinserimento sociale come forma alternativa alla reclusione, potrete trovarle a Serdiana, nel sud della Sardegna, a venti chilometri da Cagliari. Don Ettore Cannavera, con l?aiuto di venti volontari e di cinque educatori, gestisce da sei anni la comunità La collina, unico centro di recupero nella regione e tra i pochi in tutta Italia, per quelli che vengono definiti giovani-adulti, ragazzi dai 18 ai 25 anni che hanno subito una condanna penale. I risultati ottenuti sono sorprendenti: dei sei che hanno regolato il conto con la giustizia e lasciato la comunità nessuno è tornato a delinquere. Uno di loro, condannato per omicidio, fuori dalla comunità ha ripreso a studiare e si è diplomato, ha trovato un lavoro come ragioniere e si è fidanzato con una delle volontarie. Ora sta costruendo una casa proprio nelle vicinanze della comunità dove torna spesso per aiutare gli altri volontari. Don Ettore si occupa dei minori da vent?anni; oltre a essere vice presidente del Seac, il coordinamento di enti e associazioni di volontariato che operano nei penitenziari, è cappellano del carcere minorile di Serdiana e gestisce tre comunità per minorenni. «Quanto già previsto dalla legge per favorire il recupero dei minori dovrebbe essere esteso fino al compimento dei 26 anni», sottolinea. «Ai ragazzi il carcere andrebbe vietato fin quando non hanno raggiunto una sufficiente autonomia. Non sempre al compimento dei 18 anni sono in grado di badare a se stessi: in questi casi la detenzione spesso è una cura peggiore del male. Un principio accettato solo in parte dal nostro ordinamento per cui una volta maggiorenni e fino a 25 anni anche se trasferiti dal carcere minorile a quello per adulti, i giovani detenuti rimangono sotto la giurisdizione del giudice minorile». La comunità La collina è composta da due nuclei abitativi: il primo è stato donato, l?altro invece è stato costruito dal Comune grazie a un finanziamento dell?amministrazione regionale sarda. In uno sono ospiti fissi sei ragazzi tra i 24 e i 25 anni, nel secondo altri sei dai 18 a ai 23. Cosa fanno i ragazzi ospiti de La collina? «La mattina» spiega Cannavera «sveglia per tutti alle 8 e via al lavoro: c?è chi fa il manovale, chi il meccanico, chi l?artigiano; solo in due rimangono per dedicarsi alla coltivazione dei campi. Alle 17 si ritrovano tutti in comunità». Da un anno e mezzo la Regione si è impegnata per tre anni a coprire l?80 per cento delle spese, circa 200 milioni di lire. Cibo, gas, elettricità e telefono sono a carico dei ragazzi che, con i loro guadagni, alimentano una cassa comune. Con alcuni consiglieri regionali don Ettore sta definendo i contenuti di una legge regionale per favorire in Sardegna la nascita di comunità per giovani adulti e la costituzione di un fondo per finanziarle.


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