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Coldiretti: «Il crimine alimentare vale 15 miliardi. Avanti con la riforma»

«Anche grazie alla disponibilità di nuove tecnologie, la contraffazione e la frode nell’alimentare sono diventate un vero e proprio affare criminale che va perseguito con un sistema punitivo più adeguato. Per questo la riforma è importantissima», afferma il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo

di Redazione

«Il crimine alimentare fattura 15,4 miliardi e investe ambiti complessi e articolati nelle attività di produzione e distribuzione dei cibi con un impatto rilevante sull’economia, sull’ambiente e sulla salute». Lo ha sottolineato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo che ha partecipato alla presentazione all’Expo di Milano delle linee guida della Commissione per l’elaborazione di proposte di intervento sulla riforma dei reati in materia agroalimentare presieduta da Giancarlo Caselli alla presenza del Ministro della Giustizia Andrea Orlando e del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina.

«Anche grazie alla disponibilità di nuove tecnologie, la contraffazione e la frode nell’alimentare sono diventate un vero e proprio affare criminale che va perseguito con un sistema punitivo più adeguato», ha spiegato Moncalvo nel sottolineare che «il settore agroalimentare richiede un sistema di tutele specifico, non limitato ai casi di contraffazione dei marchi o dei segni esteriori che individuano e distinguono il prodotto sul mercato, ma esteso al valore in sé dell’alimento, con il fine di tutelare non solo la lealtà degli scambi commerciali quanto, piuttosto, la libertà di scelta del consumatore».

«L’Italia», ha continuato il presidente, «deve tutelare i primati internazionali conquistati nella qualità alimentare, dal maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario con 273 prodotti Dop/Igp alla leadership europea nel biologico con 43.852 imprese che lo coltivano biologico, ma anche il primato nella sicurezza alimentare mondiale con la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma pari allo 0,2%, quota inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%). In questo settore», precisa Moncalvo, «l’Italia ha il dovere di svolgere il ruolo di battistrada in Europa per colpire in modo esemplare gli scandali che si ripetono nel tempo, dai polli alla diossina alla carne di cavallo spacciata come manzo, che possano far crollare la fiducia del pubblico dei consumatori e bloccare il regolare funzionamento del commercio».

La Commissione di studio presieduta dal Presidente ex Procuratore Gian Carlo Caselli, nonché presidente del Comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare promosso dalla Coldiretti, ha ultimato i lavori nei tempi stabiliti dal Ministero della Giustizia, presentando una articolata proposta di riforma dei reati nel settore agroalimentare al fine di prevenire le conseguenze di comportamenti fraudolenti che compromettono con sempre maggior frequenza il lavoro serio e responsabile degli imprenditori impegnati a garantire alimenti sicuri e di qualità. «Salute ed economia pubblica – informa la Coldiretti – sono i beni sui quali si è soffermata l’attenzione della Commissione che ha operato una serie di interventi tanto sulle norme contenute nel Codice penale quanto sulle disposizioni delle leggi complementari. Ad esempio, è stata elaborata la figura del disastro sanitario per garantire una risposta punitiva alle ipotesi di reato che vanno dalla contaminazione di acque o sostanze alimentari pericolose fino all’omesso ritiro degli alimenti dal mercato, quando da tali condotte possano derivare lesioni gravi o morte ai danni di più persone e il pericolo grave e diffuso di analoghi eventi che mettono in pericolo la salute pubblica». «Gravi – prosegue la Coldiretti – sono le conseguenze anche per chi si organizza con mezzi e strutture create ad hoc per commettere il reato di agropirateria, nuova figura criminosa che punisce la vendita di prodotti alimentari accompagnati da falsi segni distintivi o da marchi di qualità – Dop o Igp – contraffatti. Obiettivo importante è stato quello di anticipare la soglia della tutela della salute pubblica e dell’economia, attraverso la predisposizione di specifiche sanzioni da applicare in presenza di un rischio e, quindi, prima ancora di un danno concreto. Per questi motivi va sottolineata – afferma la Coldiretti – la volontà di procedere ad un aggiornamento delle norme attuali, risalenti- riferisce la Coldiretti – agli inizi del 1900, attraverso un’articolata operazione di riordino degli strumenti esistenti e di adeguamento degli stessi ad un contesto caratterizzato da forme diffuse di criminalità organizzata che alterano la leale concorrenza tra le imprese ed espongono a continui pericoli la salute delle persone. Una maggior tutela è stata opportunatamente prevista anche attraverso la previsione di più incisivi strumenti di indagine, l’estensione della sanzione a tutte le fasi che conducono alla commissione del reato – ma che non risultano attualmente punite – e la possibilità di applicare le misure cautelari personali quando sussiste il rischio di una continuazione delle attività criminali. Ulteriore ambito di intervento – conclude la Coldiretti – riguarda l’estensione della responsabilità amministrativa di enti, società e associazioni per i reati alimentari commessi dalle persone fisiche attraverso la disciplina di specifici modelli di organizzazione e gestione e la previsione di sanzioni pecuniarie ed accessorie, quali l’interdizione dall’esercizio dell’attività, la sospensione o la revoca di licenze o autorizzazioni».

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