Economia
Il modello cooperativo ai raggi X
Il convegno “We not me. Il cibo di tutti” organizzato da Coop è stata un’occasione di confronto sui temi dell’eguaglianza, dello sviluppo sostenibile e di un sistema economico giusto e partecipativo. Con la presentazione di tre best practice internazionali della cooperazione in Perù, in India e a New York
Il modello cooperativo può farci uscire dalla crisi globale? A questa domanda ha cercato di rispondere il convegno “We not Me. Il cibo di tutti”, incentrato sui temi dell’economia cooperativa che si tenuto il 9 luglio a Expo Milano 2015.
Organizzato dall’Associazione nazionale cooperative di consumatori e da Coop, ha visto la partecipazione di Massimo Lusetti (presidente Legacoop nazionale), Massimo Bongiovanni (vice presidente Ancc-Coop), Vincenzo De Luca (vice direttore generale del Ministero degli Affari Esteri), Pauline Green (presidente dell’Alleanza internazionale delle Cooperative), il filosofo Remo Bodei, l’economista e sociologa Juliet Schor del “Boston College”, l’economista Enrico Giovannini (Ministro del Lavoro nel Governo Letta), l’economista Leonardo Becchetti, il fisosofo Miguel Benasayag e lo scrittore Petros Markaris. La giornata di studio ha offerto un’occasione per raccontare la vivacità del modello cooperativo che può rappresentare la via maestra per un futuro più equo e condiviso. L’intento è stato quello di intrecciare le testimonianze di esperienze cooperative di varie parti del mondo e raccogliere riflessioni sulla cooperazione vista da molteplici angolazioni: economica, sociale, filosofica.
«Expo Milano 2015 è un luogo in cui le persone si incontrano e quindi il contesto migliore per parlare della cooperazione. Anche la Carta di Milano pone l’attenzione sulle persone come soggetti chiave dell’impegno per il futuro. Ma il futuro che ci attende non è di abbondanza. L’impegno cooperativo deve “progressivamente contagiare tutti” perché il pianeta è piccolo e molto fragile», ha detto il vice presidente di Ancc Coop Massimo Bongiovanni introducendo il dibattito.
A dare le dimensioni del mondo cooperativo è stata invece Pauline Green, presidente dell’Alleanza internazionale delle cooperative: «Oggi nel mondo ci sono 2,5 milioni di cooperative, di proprietà di 1 miliardo di persone. Le 300 principali cooperative di 26 Paesi del mondo rappresentano un fatturato di 2,3 trilioni di dollari. È importante che questo modello economico, incentrato sulle persone più che sul profitto, inizi a influenzare l’economia globale», ha sottolineato la Green, annunciando anche la creazione di un gruppo di consulenza che cerca di influenzare le decisioni del G20. Enrico Giovannini ha ricordato che «La vera sfida è trovare un modello di economia sostenibile che non distrugga il pianeta e non crei ingiustizia, mentre finora abbiamo creato un sistema di società predatorio». Lusetti ha sottolineato l’importante di far capire come il peso del mondo cooperativo possa essere giocato per uscire della crisi: «La cooperazione ha avuto la capacità di creare nuovi posti di lavoro, ma anche di salvare quelli delle aziende in crisi, attraverso il workers buyout», mentre per Leonardo Becchetti le chiavi di una nuova economia sono efficienza, equità e fraternità: «Se la persona fosse solo home oeconomicus, ovvero se fosse felice solo di possedere e consumare di più, non si spiegherebbero alcune dinamiche, come il volontariato. Questo testimonia che l’uomo è innanzitutto un “cercatore di senso”». Secondo l’economista Juliet Shor la cooperazione è certamente “la solidarietà del futuro”, basata sul co-operare, il fare assieme per un obiettivo che vada al di là del “particulare”, e lo è a livello personale e umano, oltre che sociale e politico».
Durante il convegno sono anche state presentate tre realtà internazionali: la cooperativa peruviana Norandino (che rappresenta più di 7500 piccoli produttori di 24 cooperative presenti nel Nord del Perù che coltivano cacao caffè e zucchero di canna), la cooperativa di donne indiana Sewa Federation (nata nel 1992, è composta da 106 cooperative e la sua missione è quella di aiutare più di 100mila donne) e il mercato Park Slope nel quartiere newyorchese di Brooklyn (nato nel 1973 con questa mission: “Buon cibo a basso costo per i membri lavoratori attraverso la cooperazione”, conta oggi 16mila soci). Tre esempi per dimostrare come l’economia cooperativa sia più che mai necessaria e vincente.
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