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Petros Markaris: «Tsipras ha perso credibilità»
Lo scrittore greco non ha fiducia nel primo ministro e nel suo partito: «Non hanno una linea chiara», ma punta anche il dito contro l'Europa «responsabile di quello che è successo nel mio Paese»
Si augura che Atene resti in Europa e confessa di aver votato sì al referendum, ma non è affatto convinto dell'operato di Tsipras che definisce "il grande perdente" e un "giocatore solitario" e soprattutto accusa apertamente l'Europa dicendo: «Tutto in Grecia è stato distrutto a causa dell'Europa».
Lo scrittore greco Petros Markaris (famoso per il personaggio del commissario Kostas Charitos e autore, tra gli altri, del romanzo "Resa dei conti" in cui Grecia, Spagna e Italia escono dall'euro) era ieri in Italia, ospite del convegno "We not me . Il cibo di tutti" organizzato da Coop in Expo, dove è stato protagonista di una chiacchierata sul tema "Grecia, il multiforme ingegno: vita di crisi".
Markaris ha esordito parlando della cooperazione nel suo Paese che esiste solo a livello privato, tra persone povere che cercano di aiutarsi perché sono lasciate a se stesse. Ma poi ha subito cominciato a parlare della crisi che sconvolge Atene dicendo:«L'Europa è responsabile di quello che sta accadendo in Grecia. Non è stato il modo giusto per aiutarci. Tutto è stato distrutto a causa della tassazione. I tedeschi ci stanno accusando di avere troppa burocrazia, ma pensate che a Bruxelles non ci sia la stessa burocrazia? Io sono stato nell'Europa del sud, del Nord e del Centro e quello che posso dire che l'Europa è tutta incentrata sull'economia e la finanza e non sulla politica. I Paesi membri hanno culture e tradizioni diverse e nessuno si occupa mai di questo. I tedeschi poi hanno un'economia forte, ma non capiscono nulla di politica».
Markaris (che è nato a Istanbul nel 1937 da padre armeno e madre greca, parla e scrive in turco, greco e tedesco e vive ad Atene dal 1964) ha poi descritto la situazione drammatica che sta vivendo il suo Paese: «La realtà è che in Grecia esistono due generazioni che stanno affondando. La disoccupazione è oltre il 60%: 6 giovani su 10 sono senza lavoro. C'è una minoranza che sta tentando di sopravvivvivere creando start up, altri restano indietro. Molti decidono di trasferirsi nel villaggio dei loro nonni per tornare a coltivare la terra. La maggior parte vuol "lasciare" la Grecia perché non ha più assolutamente niente. Se non hanno lavoro, se ne vanno. Ed è questo che mi fa arrabbiare dei tedeschi: dicono che i greci sono "pigri", ma non è vero; sono semplicemnete disoccupati. Io ne trovo ovunque, a Pechino, a Saigon, in Australia. Ci sono comunità di giovani greci che vivono lì perché stanno cercando lavoro in maniera disperata! E non c'è speranza di cambiare questa situazione».
Nonostante queste premesse, Markaris ha confessato di aver votato sì al referendum di domenica scorsa «perché non si trattava di scegliere tra il bene e il male, tra buoni o cattivi, ma di compiere una scelta che fosse il male minore. E restare nell'Euro è per la Grecia il male minore. Ma tutti quelli che hanno votato come me sono rimasti notevolmente sopresi dalla percentuale di no». Commentando la vittoria del no al referendum, ha aggiunto: «è stata una grande conquista politica di Tsipras. In Grecia adesso lui è il più forte, non esiste un candidato alternativo. Ora posso dirlo: il grande vincitore e il grande perdente è Tsipras. Il suo grande talento è la retorica: è capace di parlare e convincere le persone, e lo sta usando in maniera ingegnosa nella comiunicazione. D'altra parte però Tsipras è anche molto debole nel controllo del suo partito. Siryza non è un partito unito, è una "compilation" di gruppi e ognuno ha un'idea diversa su cosa fare. Ora che sono al governo questo è un grande ostacolo».
Secondo lo scrittore, infine, il leader di Syriza ha perso credibilità agli occhi degli interlocutori europei: «Troppe volte Tsipras ha promesso "lavoreremo duramente per raggiungere un accordo", ma in realtà non lo ha mai fatto». «In un momento di crisi così difficile un governo avrebbe bisogno di una linea politica chiara, cosa che in Grecia manca del tutto», ha concluso Markaris, che all'ultima domanda sul possibile ruolo di Putin per la salvezza della Grecia non ha voluto rispondere.
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