Economia
TTIP: domani si vota a Strasburgo
«La risoluzione che verrà portata al Parlamento Europeo mostra molte ambiguità e incertezze. Per la prima volta attraverso un trattato commerciale assistiamo al sacrificio degli interessi della maggioranza dei cittadini», spiega Fabio Laurenzi, presidente di COSPE rilanciando Stop TTIP Italia
Nei giorni convulsi del Referendum greco, che ha visto l'imporsi di una scelta democratica sulla politica economica e di sviluppo di un Paese, a Strasburgo si ritorna a discutere di Trattato transatlantico tra Unione europea e Stati uniti (TTIP). Dopo il rinvio del voto e della discussione lo scorso 10 giugno, nell'estremo tentativo di cancellare gli emendamenti più problematici per i sostenitori dell'accordo, il testo originale torna in plenaria con oltre 113 emendamenti. Con il voto del'8 luglio, il Parlamento europeo ridefinirà la cornice negoziale all'interno della quale la Commissione europea avrà libertà di manovra. Un atto di indirizzo che la società civile europea e statunitense considera ambiguo e poco ambizioso.
«Il TTIP è un accordo che come ogni trattato di libero scambio avrà vincitori e vinti», sottolinea Fabio Laurenzi, presidente dell'ONG italiana COSPE che lavora tanto in Italia e in Europa che nei Paesi del cosiddetto sud del mondo: «in cui i settori che saranno più colpiti saranno la produzione agricola europea, la micro e piccola impresa e i diritti conquistati in molti anni di impegno sociale. Diversi studi indicano come la riorganizzazione dei flussi commerciali, che tenderanno a riorientarsi in direzione transatlantica, andrà a scapito del commercio regionale, sia intraeuropeo, per esempio con crolli presunti degli scambi fino al 29% tra Germania e Italia, che mediterraneo, con stime di diminuzione del reddito pro capite per i Paesi della sponda nord dell'Africa che superano il 2%. Uno scenario preoccupante di ulteriore impoverimento, che potrebbe rendere ancora più instabili aree tanto delicate dal punto di vista della tenuta sociale e dei diritti».
Una doppia incoerenza secondo Laurenzi: «per la prima volta attraverso un trattato commerciale assistiamo al sacrificio degli interessi della maggioranza dei cittadini di tutto il mondo (nord e sud) sull’altare degli interessi di un minoranza tutta occidentale legata all’agro-business. Questo interroga ancora una volta sul comportamento e la “doppia morale” dei governi europei che con le loro politiche di cooperazione internazionale dovrebbero sostenere i Paesi terzi. Domanda più stringente per l’Italia che proprio in questi giorni, tra ritardi e contraddizioni, sta attivando i meccanismi messi in atto dalla nuova legge 125/2014 sulla cooperazione tra cui il Consiglio Nazionale».
«La risoluzione in votazione a Strasburgo», sottolinea Laurenzi, «mostra molte ambiguità e incertezze. Nonostante un appello rivolto agli europarlamentari da organizzazioni come Slow Food International, come la Confederazione Europea dei Sindacati (ETUC), dalle ACLI e dalla stessa Campagna Stop TTIP, si mantengono all'interno del testo meccanismi come l'arbitrato a tutela degli investimenti, anche se in una sua forma rivisitata. Uno strumento molto rischioso, soprattutto per i principi a cui si ispira, e che, come sottolineato dai sindacati internazionali e dalla società civile europea e statunitense, dovrebbe essere escluso dal negoziato sul TTIP e da accordi recentemente conclusi come quello con il Canada e con Singapore».
«Per questo», conclude Laurenzi, «parteciperemo alle mobilitazioni proposte per questi giorni dalla Campagna Stop TTIP Italia, di cui facciamo parte, invitando tutte e tutti a seguire sul sito le indicazioni di come prendere parte a questo grande momento di partecipazione democratica. La Grecia ha dimostrato che è possibile mettere in discussione mantra ritenuti per molto tempo intoccabili, crediamo sia venuta l'ora per le cittadine e i cittadini europei di prendere parola sul modello di sviluppo che surrettiziamente, attraverso ricette economiche e trattati commerciali, ci vogliono imporre».
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