Sostenibilità

A Noli il basilico cresce in fondo al mare

In Liguria si estende la sperimentazione del progetto Orto di Nemo dove contadini-subacquei coltivano i vegetali in speciali serre sottomarine calate a otto metri di profondità. Una ricerca nel segno della sostenibilità

di Redazione

Non solo basilico. Il progetto battezzato “Orto di Nemo”, avviato un paio di anni fa a Noli, sulla costa del Ponente ligure, con la coltivazione in biosfere trasparenti ancorate tra i sei e dodici metri di profondità, si è esteso anche a nuove sperimentazioni: lattuga, aglio, timo, finocchietto, coriandolo, fragole e persino fiori di nasturzio.

«Grazie al supporto del Centro di sperimentazione e assistenza agricola (Cersaa) di Albenga», spiega il promotore del progetto Sergio Gamberini, presidente della Ocean Reef Italia, «abbiamo iniziato la semina di svariate tipologie di verdura e frutta. Il principio è quello di creare fonti alternative di produzione di vegetali là dove le condizioni ambientali terrestri non lo consentirebbero. Ci siamo resi conto che un sistema di questo tipo è molto efficiente, in particolare in zone desertiche dove c’è escursione termica elevata e scarsità di acqua dolce».

A Gamberini, esperto di mare e immersione subacquea, si deve la realizzazione di Nemo’s Garden, il primo orto sotto il livello del mare made in Italy. Queste serre, che il Washington Post ha definito "le più belle e originali dle mondo", altro non sono che biosfere trasparenti calate in acqua e riempite d’aria: in questo modo si crea un ecosistema che, grazie a percentuali di umidità e temperatura ideali, consente la coltivazione di piante specifiche come fragole, basilico, lattuga. In questo caso però il contadino, per prenderci cura del suo orto deve indossare la muta subacquea.

L’esperimento della serra sottomarina nella quale coltivare specie vegetali è cominciato nel 2012: quell’anno Gamberini installa la prima biosfera, in pratica un paracadute di plastica riempito d’aria, dove all’interno pianta i primi semi di basilico. «Notai che lo sviluppo delle piante era particolarmente rapido. Nel giro di 48 ore i semi cominciavano già a germogliare», spiega l’ingegnere. «Il sistema è autonomo e isolato. All’interno della bolla insetti e altri agenti non riescono ad arrivare».

Ora la struttura è composta da sei biosfere, una da duemila litri e quattro da mille più una nuova a forma di "candeliere" dove si sperimenta la coltura dei nasturzi. Sul sito nemosgarden.com, attraverso sensori collegati alle biosfere, si vedono le variazioni tra giorno e notte della temperatura dell'aria e l'umidità. È la ricerca che crea innovazione per un futuro sostenibile.

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