Welfare
Va a ruba la prima linea di bambole disabili
Dopo la campagna social "Toy Like Me" lanciata da tre mamme inglesi la casa produttrice di giocattoli Makie ha deciso di realizzarle con stampanti 3D e ha avuto subito successo
di Redazione
A lanciare l'idea sono state tre mamme inglesi: le giornalista non udente Melissa Mostyn, che ha una figlia in sedia a rotelle, Rebecca Atkinson, giornalista non udente e impoverente e Karen Newell, consulente esperta in giocattoli con un figlio non vedente, che hanno lanciato la campagna “Toy Like Me” per creare bambole diversamente abili. «Quando ero piccola», ha detto Rebecca Atkinson, «non ho mai visto una bambola come me. Avevo due apparecchi acustici. Nel mondo reale c’erano persone come me. Nel mondo delle bambole, era come se io non esistessi. Cosa diciamo ai sordi e ai bambini disabili? Che non ne vale la pena? Che sono invisibili nella società?».
Le prime bambole disabili le tre mamme inglesi se le sono realizzate da sole, poi hanno creato un gruppo Facebook che invitava i genitori di figli disabili a postare idee per giochi e giocattoli e soprattutto le case produttrici di giochi a creare personaggi con diverse disabilità fisiche. La prima è stata la bambola di Trilli con l’apparecchio acustico. La sua foto ha fatto il giro del web e subito sono arrivati contributi di 50mila persone interessate.
A raccogliere il testimone è stata la casa produttrice di giocattoli britannica Makie che ha subito contattato le tre mamme per produrre con una stampante 3D le bambole disabili, anche personalizzate. «Ci piace far succedere questo genere di cose. “Toy Like Me si è presentata come un’occasione unica e meravigliosa, così ci siamo buttati a pie' pari nell’impresa», ha dichiarato Jen Bolton, direttore della comunicazione dell'azienda che continua ad espandere la propria offerta. Affermando anche di «essere felice di chattare con le persone che sono interessate e di prendere sempre nuovi ordini per nuove linee di bambole».
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