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Ecco come si vive nel campo profughi di Zaatari
Due registi americani si sono trasferiti nel campo per rifugiati di Zaatari per un mese, per raccontare la vita quotidiana dei profughi siriani costretti a vivere qui dentro
“Volevamo immergerci e cercare di capire davvero cosa significa,” E’ così che Zach Ingrasci, co-regista di Salam Neighbor ha spiegato la decisione sua e del suo socio, Chris Temple, di trasferirsi all’interno del campo rifugiati di Zaatari e vivere insieme ai profughi per un mese. “Il nostro obiettivo era quello di trasmettere l’aspetto umano dei rifugiati a cui spesso pensiamo solo in termini di statistiche”.
Sono 85mila i profughi siriani nel campo di Zaatari, in Giordania, un numero enorme, difficile da tradurre in volti, eppure Zach Ingrasci e Chris Temple hanno deciso di trascorrere un mese all’interno del campo, proprio per questo. Dopo un anno di richieste alle diverse agenzie, Ingrasci e Temple sono riusciti ad ottenere il permesso: entrare e muoversi all’interno del campo per un mese, seguendo le stesse procedure a cui sono sottoposti i profughi, mettersi in fila per ottenere la tenda, lo spazzolino e la tessera per il cibo, perché come spiega nel trailer uno dei protagonisti del documentario: “tutto quello che ha un rifugiato sono i vestiti con cui è fuggito da casa e la propria famiglia.” Un esperimento quello di Ingrasci e Temple, che segue la stessa filosofia del documentario precedente, girato dai due soci in Guatemala, One dollar a day, in cui hanno raccontato, sulla propria pelle, come si può vivere con un dollaro al giorno.
Per Salam Neighbor i due registi avrebbero dovuto trascorrere anche le notti nel campo, ma la sicurezza locale ha deciso di trasferirli per la notte, nella città vicina di Mafraq, avendo così ottenuto una libertà di movimento impossibile ai profughi.
“Eravamo un po’ agitati prima di entrare, ma poi, appena arrivati, un nostro vicino ci ha invitato nella sua tenda e ci ha offerto un tè, spiegandoci che per la cultura islamica, essere dei buoni vicini è fondamentale,” ha raccontato Temple al magazine Fastcompany.
“Abbiamo trascorso un mese con le persone incredibili che si vedono nel film,” racconta Ingrasci. “Sono loro la soluzione della crisi. Sono loro che ricostruiranno la Siria e che daranno un contributo ai Paesi che li accoglieranno. Ma se come comunità internazionale non facciamo nulla per aiutare i profughi, allora rischiamo di perdere un potenziale enorme. Si tratta di una vera emergenza.”
Foto: KHALIL MAZRAAWI/AFP/GettyImages
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