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In provincia di Trento l’accoglienza passa dal lavoro

Mentre il nord vive la guerre delle Regioni contro i migranti c'è una provincia che non solo li accoglie, ma li fa lavorare. «Un’integrazione possibile grazie la patto tra provincia, comuni e associazioni», sottolinea il presidente della provincia autonoma, Ugo Rossi

di Lorenzo Maria Alvaro

Partite di calcio, momenti conviviali, danze di pace e passeggiate in montagna. Queste le attività fino ad oggi. Da domani anche attività di utilità sociale. È questa l'esperienza della Provincia Autonoma di Trento con i migranti arrivati dal mare. Mentre le Regioni, in particolare i governatori di Lombardia, Veneto e Liguria alzano le barricate e dichiarano guerra al Governo sul tema della spartizione di richiedenti asilo, c'è anche chi, sempre nel profondo nord, fa dell'accoglienza un fiore all'occhiello.

«Le polemiche di questi giorni sono stucchevoli», ha sottolineato Ugo Rossi, presidente della provincia di Trento, «noi vogliamo farli sentire uomini con dignità». Ecco il perché del progetto «Scarpe allacciate», un'esperienza che ha visto fianco a fianco gli studenti studenti e i richiedenti protezione internazionale in una serie di occasioni di incontro e confronto. Una proposta realizzato con il sostegno dell'Associazione di promozione sociale «Il Conto dei Sogni» e in collaborazione col Cinformi (Centro informativo per l'immigrazione) della Provincia autonoma di Trento. «Questa iniziativa», ha detto l'assessore provinciale alla salute e alla solidarietà sociale, Donata Borgonovo Re, «rappresenta un tassello in un mosaico che si sta disegnando in materia di accoglienza all'interno della nostra comunità. Siamo chiamati adesso ad uno sforzo ulteriore di accoglienza e di protezione che ci viene messo davanti da quanto sta succedendo nel sud del Mediterraneo».

Il futuro lo traccia Rossi. «Inutile nascondersi dietro ad un dito, qualche problema lo abbiamo avuto anche noi, ma alla fine siamo riusciti a distribuire i migranti su tutto il territorio provinciale, avendo un'ottima risposta. Il fenomeno c'è, non va subito ma gestito, con accoglienza e applicando le regole. Oggi, oltre ai progetti con gli studenti sviluppiamo percorsi di protezione e di inclusione». Si tratta di corsi di lingua italiana, aiuto per l'accesso ai servizi pubblici, assistenza legale, animazione e formazione professionale.

«Il progetto più importante però», chiarisce Rossi, «è quello sulle attività sociali. Li vogliamo coinvolgere. Siamo partiti da esperienze positive di collaborazione tra provincia, comuni e associazioni. Abbiamo cominciato in Val di Non dove un trentina di migranti, ospitati a Castelfondo, hanno lavorato, affiancati da tutor, per attività di pulizia del verde nei cantieri comunali di Cloz, Cavareno, Fondo e Sarnonico. Lavoro in cambio di formazione».

«Dopo tutte queste esperienze riuscite vogliamo approvare una delibera con linee guida che prevedano, a fronte di un'assicurazione, la possibilità di attivare una collaborazione tra comuni e associazioni di volontariato per l'impiego dei richiedenti asilo in attività sociali», conclude Rossi.

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