Cultura

Vescovi Ue: la sicurezza non leda libertà fondamentali

I prelati hanno rivolto un appello all'equilibrio tra il bisogno di sicurezza e la protezione dei diritti e delle liberta' fondamentali

di Gabriella Meroni

E’ preziosa la creazione ”di uno spazio europeo di liberta’, sicurezza e giustizia, nel quale i diritti e le liberta’ di tutti saranno protetti” e tuttavia occorre che sia rispettato ”l’equilibrio tra il bisogno di sicurezza e la protezione dei diritti e delle liberta’ fondamentali”. Lo scrive la Comece (Commissione degli episcopati della Comunita’ Europea) in un documento diffuso oggi a conclusione di una sessione plenaria a Bruxelles durante la quale sono state discusse le misure che verrranno adottate dalla Unione europea contro il terrorismo, tra le quali una ”definizione comune” e l’introduzione di un mandato d’arresto europeo che dovrebbe essere accettato dai ministri europei per la Giustizia e gli Interni. Nel documento, riferisce l’agenzia promossa dalla Cei, il Sir, la Comece esprime preoccupazione per il ”rischio che la legislazione sia adottata troppo rapidamente (senza una profonda riflessione preliminare), in risposta alla minaccia terroristica attuale. Cio’ potrebbe provocare la corrosione di una tale protezione e incoraggiare, per inavvertenza, una discriminazione verso alcuni membri della nostra societa’, tra quelli gia’ piu’ vulnerabili, come i richiedenti asilo e i membri delle minoranze etniche”. I vescovi sottolineano il fatto che ”un vero dialogo tra le culture e le civilta’ deve includere un dialogo tra le religioni”. I vescovi hanno rivolto anche un richiamo contro le ingiustizie sociali perche’ ”l’ineguaglianza materiale, in un mondo in cui il 20% delle persone controllano l’80% delle ricchezze, puo’ anche essere un terreno propizio per il terrorismo”. Ecco perche’ la Comece ”chiede all’Unione europea di raddoppiare gli sforzi per ridurre la poverta’, per promuovere la democrazia, i diritti dell’uomo e lo stato di diritto, e per contribuire a stabilire un ordine mondiale piu’ giusto”. I vescovi chiedono anche all’Ue di ”assumersi le sue responsabilita’ nelle regioni apparentemente dimenticate dai mass media, come l’Angola o il Sudan, dove conflitti di lunga durata hanno aggravato lo sfruttamento delle risorse naturali, in cui sono talvolta implicate compagnie con sedi in Europa”.


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