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Architetture dell’azzardo: Natasha Schüll dal MIT al Festival dell’Economia di Trento

Il machine gambling è l'azzardo praticato attraverso le macchine. Il machine gambling italiano, nel 2014, ha fatturato 46 miliardi e 770 milioni di euro:una diseconomia senza pari nel mondo. Per parlarne, arriva in Italia Natasha Dow Schüll, professoressa al Mit di Boston, che lunedì sarà ospite al Festival dell'Economia di Trento. La nostra è oramai una Repubblica fondata sull'azzardo. Quali conseguenze antropologiche, etiche, bio-tecnologiche ed economiche comporta questa diseconomia?

di Marco Dotti

Natasha Dow Schüll è un'antropologa, specializzata nello studio dell'interazione fra uomini, tecnologie e ambiente. Insegna a Boston al MIT, il celebre Massachussets Institute of Technology, una delle cattedrali della ricerca contemporanea.

Poco più di un anno fa, questa giovane antropologa ha pubblicato per i tipi di Princeton un lavoro che ha già fatto scuola e ha suscitato grande clamore nel mondo anglosassone e americano: Addiction by design.

Bastava una miccia – e che miccia! Il libro è infatti frutto di dieci anni di ricerche sul campo, passando dai centri di recupero per giocatori d'azzardo alla progrettazione delle macchine al design delle sale gioco – e il dibattito si è acceso. A ogni livello.

Sono tanti – e vanno dalla dipendenza alla presunta "responsabilità" del giocatore, dalla legalizzazione a fini fiscali dell'azzardo diffuso fino al più articolato e complesso rapporto uomo-macchina – i livelli toccati da Architetture dell'azzardo. Progettare il gioco, costruire la dipendenza come recita il titolo dell'edizione italiana in uscita per fine giugno da Luca Sossella editore. Un libro curato nell'edizione italiana da Marcello Esposito, in collaborazione col Movimento No Slot.

Lunedì 1 giugno, alle ore 15,30, Natasha Dow Schüll sarà ospite al Festival dell'Economia di Trento, presso Palazzo Geremia in via Rodolfo Belenzani 20, con Luigi Guiso, editorialista de “Il Sole 24 Ore” e redattore de Lavoce.info, esperto di economia applicata e il nostro Marcello Esposito, terrà un dibattito dal titolo "Fondata sull'azzardo".



Il fatto che l'Italia sia una Repubblica fondata più sull'azzardo che sul lavoro lo dicono i dati. E lo dicono, in particolare, i dati relativi al machine gambling, all'azzardo legale praticato attraverso macchinette, tema del lavoro di ricerca di Natasha Dow Schüll.

Gli ultimi dati sul fatturato dell'azzardo legale in Italia ci parlano di 84,4 miliardi di euro. Questo il giro d'affari relativo al solo 2014, da cui lo Stato ha ricavato entrate fiscali per 7,9 miliardi di euro. A trainare il mercato dell'azzardo legale sono le macchine.

Il machine gambling rappresenta ormai il 62% del gioco d’azzardo complessivo in Italia (Dipartimento politiche antidroga 2013).

Il machine gambling italiano da solo ha fatturato nel 2014 46 miliardi e 770 milioni di euro così suddivisi:

a) slot machine (le cosiddette awp): 25miliardi 382 milioni raccolti;

b) le videolottery o vlt (presenti solo nelle sale gioco o minicasinò): 21 miliardi e 388 milioni di euro.

Più di 10 miliardi di euro: a tanto ammonta il fatturato 2014 del machine gambling nella sola Lombardia.

Il settore è stato liberalizzato nel 2003 e non esistono limitazioni significative per la localizzazione, la pubblicità, gli orari di apertura dei locali che ospitano slot e VLT, nonostante il machine gambling sia la forma di gioco più pericolosa per lo sviluppo del gioco d’azzardo patologico (GAP), una forma di dipendenza ufficialmente riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità e trattata in Italia nei Servizi per le dipendenze patologiche (SerD).

Ma dietro queste dipendenze ci sono architetture, design, business, macchine. E uomini.

Parlare con i giocatori affetti da dipendenza, osserva Natasha Dow Schüll, fornisce una “intuizione profonda” del fenomeno della dipendenza da gioco. “Non ho incontrato 'creduloni". Non c’è stato un singolo giocatore che abbia provatoa dirmi: io ho il sistema, io ho capito come battere la macchina, Erano persone sfinite, assolutamente consapevoli che non si sedevano davanti alle slot per vincere”.

Di tutti quelli che lavorano per l’industria dell’azzardo Natasha Dow Schüll dice:

“Ci sono persone molto intelligenti focalizzate sugli aspetti tecnologici, ma non pensano alle conseguenze più ampie di quello che stanno facendo”. E aggiunge: “Nessuno di loro si siede alla scrivania, pensando a come rendere dipendenti i giocatori. Loro pensano a come aumentare i profitti … e come possono, cercano di isolarsi eticamente dal risultato delle loro azioni”.

È probabile che pensando ad un "ludopatico" (termine già di per sé fuorviante) si immagini una persona che tenta la fortuna. In realtà, dietro c'è ben altro, molto altro. Per esempio, una madre, impiegata presso un hotel di Las Vegas, giocava compulsivamente a videopoker, esaurendo regolarmente il suo stipendio mensile in due giorni. Non essendo sufficiente lo stipendio, aveva incassato anticipatamente la sua polizza vita per giocare più soldi. “La cosa che la gente non capisce è che io non gioco per vincere” confessò a Natasha Dow Schüll. Lo scopo è quello di “continuare a giocare – rimanere nell’isolamento della slot, dove nient’altro conta”.

Tutti a Trento, allora: perché capire è già agire. Il tempo del salto di livello nella critica è cominciato.

Chi è

Natasha Dow Schüll, antropologa culturale e professore associato al MIT's Program in Science, Technology, and Society, rifletteranno su come la diffusione capillare del gioco d’azzardo possa spiegare alcune evoluzioni della cultura e della società. La loro tesi è che per contrastare la stagnazione economica e sociale e la crisi dei mercati finanziari si faccia sempre più ricorso a certe dinamiche mutuate dal mondo delle scommesse e del gioco d’azzardo.

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