Cultura

Neil Young: un grido contro le multinazionali che affamano il pianeta

Da sempre al fianco di agricoltori e allevatori, Neil Young annuncia l'uscita - per il 16 giugno - del suo nuovo disco, Monsanto Years. Un atto d'accusa in dieci canzoni contro la multinazionale che detiene il quasi monopolio sulle sementi tradizionali e transgeniche. Un disco fortemente impegnato sul versante dell'ecologia politica (e poetica)

di Marco Dotti

«Nessuno vuole OGM sulla propria tavola, eppure…». Eppure, la Monsanto è «il ritratto perfetto di come si possa legare il destino di tutti agli interessi di pochi». 

Non ha mezze misure, Neil Young, non ne ha mai avute quando si è trattato di scendere in campo accanto ad agricoltori e contadini. Così, non suscita particolare sopresa l'annuncio che il suo nuovo disco, dato in uscita il 16 giugno prossimo, sia un concept-album, interamente dedicato a uno dei dei colossi delle biotecnologie, la Monsanto.

Un album che i critici hanno già etichettato come "politically/ecologically-charged".

«Nutrire il pianeta» è di certo un bello slogan. Ma le cose, si sa, vanno un po' diversamente. In Monsanto Years – questo il titolo dell'album – Neil Young, coadiuvato dai figli musicisti del grande Willie Nelson, si scaglia contro quelli che, già in un vecchio pezzo del '74, Vampire Blues, chiamava i «vampiri che succhiano sangue dalla terra», ottimisti sulle spalle altrui: «Good times are comin', / I hear it everywhere I go / Good times are comin', / I hear it everywhere I go. / Good times are comin', /but they sure comin' slow».

La Monsanto Company è una multinazionale da circa 10 miliardi di dollari annui di fatturato, particolarmente famosa per il fatto di detenere il quasi-monopolio globale sia per quanto riguarda le sementi tradizionali, sia per quanto riguarda quelle transgeniche.

Proprio questo doppio monopolio l'ha resa, osserva il musicista canadese, «un simbolo dei nostri anni, i Monsanto Years». 

 

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