Mondo
Mark Zuckerberg rischia di riaccendere la tensione tra India e Pakistan
Mentre internet.org continua ad essere criticatissima, accusata di non rispettare la net neutrality, annunciando un nuovo successo dell’iniziativa di Facebook che intende rendere internet gratuito e accessibile nei paesi in via di sviluppo, Zuckerberg ha riacceso le tensioni sul Kashmir
Nel bel mezzo della sua attività filantropica, l’enfant prodige della Silicon Valley, ha risvegliato le tensioni tra India e Pakistan sul Kashmir. Tutto è partito dall’intenzione di promuovere un nuovo successo dell’iniziativa di Facebook, internet.org che, come dichiara sul sito, ha come obiettivo fare incontrare leader nel settore della tecnologia, organizzazioni non profit e comunità locali al fine di permettere l’accesso alla rete dei due terzi di popolazione mondiale che al momento è tagliato fuori.
Con un post sulla propria bacheca Facebook, Zuckerberg annunciando che l’organizzazione è riuscita a fornire la connessione a diverse parti del Malawi, includendo un’infografica che mostrava diversi successi del passato, tra cui anche l’India, nella mappa però qualcosa ha generato le polemiche tra i suoi oltre 3 milioni di amici Facebook. “Bel lavoro, per favore però correggete la mappa dell’India, manca il Kashmir,” scrive Akhil Dev. “Caro Mark, sei stato in India diverse volte, dovresti aver controllato la mappa prima di condividere questa foto,” scrive Akhil Dev. “Appartengo a quello stato che tu non hai inserito, una vera delusione”.
Pochissimi i commenti più morbidi: “Sono indiano e questa storia non vi dovrebbe offendere! Il Kashmir non è completamente controllato dal nostro governo. La mappa mostra solamente le parti controllate dal governo indiano, questo è il motivo per cui il Kashmir non c’è.”
Il Kashmir è al centro di un contenzioso che ha scatenato tre guerre, nel 1947, nel 1965 e nel 1999. Oggi la regione è controllata dall’ India che amministra la Kasmir Valley e i territori di Jammu e del Ladak, il Pakistan, che controlla l’Azad Kashmir e il Gilgit-Baltistan e la Cina che ha sotto la propria amministrazione l’Aksai-Chin. La situazione rimane però estremamente tesa.
Dopo le polemiche, Zuckerberg ha rimosso il post dalla sua bacheca Facebook.
Internet.org non è nuovo alle critiche. Nelle scorse settimane, l’iniziativa di Facebook è stata criticata pesantemente, perché rischierebbe di non rispettare i principi della net neutrality, ovvero faciliterebbe solamente alcune aziende, permettendo l’accesso limitato solo a certi siti internet (tra questi, ovviamente Facebook), inclusi nell’app centrale di Internet.org, disponibile gratuitamente in 9 Paesi in via di sviluppo. Le polemiche sono partite proprio dall’India, dove, lo scorso aprile, è stato organizzato un blackout day di protesta, in cui sono stati invitati i cittadini a chiudere il proprio account Facebook per un giorno. Secondo i sostenitori della neutralità di internet, infatti porre delle limitazioni di accesso alla rete, significherebbe togliere le possibilità che la rete può offrire, perché proprio illimitata nei propri contenuti. Per rispondere alle critiche, internet.org ha aperto la piattaforma agli sviluppatori, così da renderla più aperta, a patto che questi rispettassero delle linee guida precise.
La domanda più difficile però rimane ancora senza risposta: “chi sceglie quali sono i siti accessibili, insieme a Facebook? E soprattutto, su che criteri?”
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