Mondo

Stop ai test di verginità per entrare nell’esercito

Human Rights Watch esorta il governo Indonesiano ad abbandonare una pratica che dura da decenni e che riguarda sia le aspiranti soldatesse e le fidanzate degli ufficiali.

di Martino Pillitteri

Il test della verginità a cui le reclute femminili si devono sottoporre per essere ammesse nell’esercito indonesiano, è una pratica crudele, inumana e degradante. L’allarme, e l’esortazione al presidente Joko Widodo di abolire questa pratica, è stato lanciato da Human Rights Watch. La pratica va avanti da decenni e riguarda le reclute dell’esercito ordinario, dell’aviazione e della marina. «Le forze armate indonesiane» tuona HRW «dovrebbero riconoscere che i  test di verginità, oltre ad essere nocivi e umilianti sulle donne reclute non contribuiscono a rafforzare la sicurezza nazionale».Citando interviste con donne che sono state sottoposte al test, HRW fa sapere che le dirette interessate l’hanno trovato doloroso, imbarazzante e traumatico.

L'esame è normalmente condotto attraverso un "test a due dita " per verificare se l'imene è intatto, ed è obbligatorio anche per le donne “civili” che sono fidanzate ufficialmente con degli ufficiali militari. Gli ufficiali che desiderano sposarsi, sostiene HRW, richiedono una lettera di raccomandazione dai loro comandanti  che la rilasciano soltanto nel caso in cui la fidanzata si è sottoposta ad esame medico tra cui il  test di verginità presso un ospedale militare.
L’esercito, attraverso una dichiarazione alla France Presse del suo portavoce militare Fuad Basya, ha difeso i test asserendo che le donne dai facili costumi potrebbero danneggiare l’esercito. «Esse sono responsabili per la sovranità del Paese,l'unità del territorio e la sicurezza della nazione».
Cosa centri la sicurezza nazionale con  vita sessuale delle reclute rimane però un mistero.

Testimonianze
Sono venuta a conoscenza dei test della verginità da altri medici che svolgevano questa praticat nell’ospedale dove lavoravo. Le donne venivano fatte sdraiare con le gambe aperte come se dovessero partorire. Nel 2008 ho amministrato il test io stessa. Le dirette interessate non accettavano facilmente di essere sottoposte a quella procedura. Non era sono un atto umiliante. Era una tortura e ho deciso di non farlo più.

Donna medico in un ospedale militare di Jakarta. Testimoniaza presa da HRW.

Foto: Getty Images

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.