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La Corte Penale Internazionale mette in guardia il Burundi
In un comunicato che Vita.it ha ottenuto dall'Aia poco fa, il procuratore della Corte penale internazionale (CPI) esprime le sue preoccupazioni sulle violenze in Burundi che "potrebbero portare alla commissione di gravi reati che rientrano nella competenza giurisdizionale della Corte penale internazionale".
"Il 26 maggio ed il 26 giugno 2015 il popolo burundese voterà alle elezioni legislative e presidenziali. Sono preoccupato per le crescenti tensioni nel paese e le previsioni di un’escalation della violenza in vista delle elezioni che potrebbe portare alla commissione di gravi reati che rientrano nella competenza giurisdizionale della Corte penale internazionale". E' quanto dichiara il procuratore della Corte Penale internazionale (CPI), Fatou Bensouda, in un comunicato che il sito Vita.it si è procurato poco fa.
"Il Burundi è parte della Corte penale internazionale dal 2004. La CPI è stata istituita per processare gli accusati dei più gravi crimini di interesse per la comunità internazionale – vale a dire crimini contro l'umanità, crimini di guerra e genocidio – quando gli stati interessati non ne sono in grado. Come testimoniato in Kenya e Costa d'Avorio, il confronto elettorale, se esasperato, può innescare crimini su larga scala che rientrano sotto la giurisdizione della CPI. In tali casi, il mio ufficio non esiterà ad avviare indagini in conformità ai criteri stabiliti dallo Statuto di Roma", sostiene Fatou Bensouda.
"Chiunque inciti o commetta atti di violenza di massa, incluso ordinando, richiedendo, incoraggiando o contribuendo in qualsivoglia altro modo alla commissione di reati di competenza della CPI è perseguibile dinanzi alla Corte. La responsabilità primaria di indagare e perseguire i responsabili di crimini di massa spetta, in primo luogo, alle autorità nazionali. Se ciò non accade, tuttavia, non si dubiti della mia volontà di indagare e perseguire gli individui responsabili di aver commesso crimini che rientrano nella giurisdizione della CPI".
"Le violenze elettorali non sono affatto inevitabili. Le recenti elezioni in Nigeria hanno mostrato come l'impegno in elezioni pacifiche da parte dei candidati possa prevenire la violenza di massa. I leader politici in Burundi hanno allo stesso modo la responsabilità di garantire lo svolgimento pacifico delle elezioni e che i loro sostenitori si astengano dalle violenze – prima, durante e dopo le elezioni. Il mio ufficio, conformemente al suo mandato secondo lo Statuto di Roma, seguirà da vicino gli sviluppi in Burundi nelle settimane a venire e registrerà qualsiasi istanza di istigazione o di ricorso alla violenza".
Traduzione di Evelina Urgolo.
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